L’attesa sta per finire. Entro pochissimi giorni si conosceranno le reali cause che hanno portato alla morte di Flavio Gagliardini, lo sfortunato calciatore civitavecchiese tragicamente scomparso il 27 ottobre dello scorso anno mentre stava partecipando ad una seduta di allenamento con i suoi compagni di squadra della Csl Soccer nel campo del Dlf. Come si ricorderà, dopo i funerali e dopo l’apertura dell’inchiesta da parte della Procura della Repubblica, il cuore dell’atleta era stato inviato al Policlinico Umberto I di Roma, all’unità operativa complessa 12 di anatomia e istologia patologica cardiovascolare.
Una struttura la cui attività si incentra in particolare nella diagnostica specialistica morfo-molecolare delle cardiomiopatie e miopatie ereditarie ed acquisite ed è soprattutto centro di riferimento e consulenza per la diagnosi autoptica delle morti cardiache improvvise giovanili di soggetti provenienti dalla Regione. I laboratori di viale Regina Elena hanno completato il loro lavoro ed hanno inviato la relativa documentazione alla direzione generale della Asl Roma F e al dottor Palmiro Masci, anatomopatologo del San Filippo Neri incaricato di svolgere ufficialmente l’autopsia per accertare le cause del decesso del calciatore. Sul contenuto del referto inviato dal centro morti improvvise di Roma viene mantenuto il più stretto riserbo. Stando ad alcune indiscrezioni, sembrerebbe che lo studio condotto al Policlinico Umberto I abbia dato esito positivo, nel senso del reale accertamento delle cause del decesso. Cause che, a quanto sembra, sarebbero state dovute non tanto ad una malformazione cardiaca o ad una miocardite, quanto ad uno stato di precarietà in cui si trovavano le coronarie dello sfortunato calciatore. Dal risultato dell’indagine dipende, ovviamente, anche lo sviluppo dell’inchiesta avviata dalla Procura della Repubblica che potrebbe, quindi, nell’arco delle prossime settimane arrivare alla sua conclusione.