La Rocca è il simbolo della rinascita di Civitavecchia. Secondo Roberta Galletta questo è uno dei motivi per i quali la gestione deve restare alla città e ai civitavecchiesi, perché con l’edificazione del Castrum chiamato Civitas Vetula si ripopola lentamente il borgo portuale di origine romana e con la costruzione della Rocca nasce Civitavecchia.
“Dopo gli attacchi da parte dei saraceni alla città di origine romana di Centuncelle, la conseguente fuga sulle colline intorno al porto traianeo e la fondazione della città leonina di Cencelle, passano circa due secoli prima che una parte di quegli sfollati inizino a fare ritorno alla città vecchia portuale. La nuova vita sulle rovine dell’antica Centumcellae inizia proprio dal porto, quel porto che era stato il primo bersaglio della guerra saracena. Qui infatti viene edificato un castello fortificato di cui oggi si possono verificare le strutture e le fondamenta di origine altomedievale attraverso quello che resta dell’Antica Rocca.
Nasce Civita Veccla, il castello fortificato
Le primissime notizie in merito alla città nuova sono infatti del 963, quando giunge alla vecchia Centumcellae alla volta di Roma Adalberto figlio di Berengario chiamato da Papa Giovanni XII per contrastare il potere dell’Imperatore Ottone.
Sono del 1004 invece le prime testimonianze dell’esistenza di un modesto agglomerato e poi di un Castrum, o castello fortificato o Rocca, a difesa della darsena traianea costruito sopra gli Horrea Romani., che rappresentava tutto ciò che rimaneva dell’antico porto dopo la distruzione avvenuta per mano dei saraceni.
Una testimonianza del 1072 porta luce sul nome di Civitavecchia: è di questo anno un documento in cui appare per la prima volta il nome Civita Veccla. Si tratta di uno scritto dell’abbazia di Farfa in cui il Conte Sassone figlio del Conte Raniero, imparentato con la potente famiglia dei Crescenzi che aveva accumulato beni nel territorio di S. Pietro, dona all’abbazia metà di Civita Veccia, il castrum costruito sopra i magazzini romani.
I ruderi di ciò che oggi rimane della antica Rocca, (il primissimo nucleo di quella Civitas Vetula che darà il nome alla città medievale che pian piano si costituirà intorno al castello fortificato) ci raccontano le altere vicende e ricostruzione messe in opera attraverso i secoli. Analizzando la struttura della Rocca messa in evidenza dalla tagliata della ferrovia negli anni cinquanta, si notano le varie tecniche di costruzione e ricostruzione che testimoniano una rinnovata attenzione di un feudatario o di un membro di una famiglia emergente dell’epoca del ritorno e del ripopolamento della vecchia Centumcellae.
Per la presenza del porto e per la posizione strategica nel cuore dell’Italia e del Mediterraneo, questi saranno gli anni delle rivendicazioni di Civita Veccla da chi l’aveva ceduta o perduta. Nonostante vi fosse la proprietà privata, quale fu nel corso dei secoli, l’appartenenza era sempre del papa o dell’imperatore che aveva l’ultima parola sulle varie questioni che nascevano tra i vari pretendenti della Rocca.
Tra il 1133 e il 1143 sappiamo della donazione di papa Innocenzo II a Pietro Latro del castro di Civitas Vetula che da questo momento in poi è ben saldato sulle rovine delle strutture romane protetto da tre lati, trovandosi sul braccio tra il bacino portuale e la darsena romana.
Il Castrum viene in questi anni raccordato con le mura difensive costruite per proteggere la città da eventuali attacchi da terra. In questo modo la città è assicurata sia da mare, con il castello che si affacciava sul porto, sia da terra con le possenti mura che cingevano completamente il borgo ricostruito alle spalle del porto.
Di ciò ne sono oggi testimonianza la porta di entrata alla città medievale, l’archetto di piazza san Giovanni, la torre ad angolo tra la piazza e via Colle dell’Olivo e la torre della Rocca alla quale la cinta muraria difensiva si congiungeva.
La Rocca medievale: i prefetti di Vico
Nel 1146 la Rocca viene acquistata dal potente Giacomo Vico, entrando nel turbine delle vicende che ruotano intorno agli imperatori germanici e dei loro contrasti con i papi di turno, passando da un potere all’altro. Da adesso in poi gli interessi e il possesso della Rocca e del porto saranno al centro delle lotte, dei tradimenti e delle discordie tra Impero, Chiesa e Prefetti. Dopo numerosi eventi che vedono il porto conteso tra Pisa e Imperatore da una parte e Genova e Roma dall’altra (proprietà ora dell’una ora dell’altra parte), il possesso della Rocca e di un nucleo abitato soggetto alla Rocca stessa passa definitivamente nelle mani degli imperiali e quindi ai prefetti dell’Urbe di Vico di parte Ghibellina con il benestare della Chiesa.Dal 1271 la Rocca si chiama Civita Vetula o Civita Veccla, oggetto tra il 1291 e il 1300 del contendere e delle interferenze politico amministrative tra il Senato, erede dei diritti dei Romani, il Papato e l’Imperatore.
Le lotte tra i papato e i feudatari
I Vico sono spesso protagonisti di promesse di fedeltà e di improvvisi tradimenti e nuove sottomissioni al papato, tramando in realtà un’espansione dei possedimenti della famiglia verso il patrimonio di San Pietro. Solo con Cola di Rienzo nel 1347 sarà fermato lo strapotere di questa machiavellica famiglia su Civitavecchia.
In seguito le sorti dei Vico si risollevano nel 1348, quando entrano di nuovo in possesso della Rocca con molta preoccupazione della Chiesa di Roma, poiché il possesso del castello rappresenta il lasciapassare per il controllo del porto e anche dell’abitato a ridosso di questo. In particolare nel 1353 Giovanni Vico ha il possesso di tutto il patrimonio di San Pietro: Vetralla, Corneto, Montalto, Viterbo, Orte, Amelia, Terni, Toscanella, Narni, Rieti e Bolsena che però riconsegna poco dopo tenendo solo la Rocca di Civitavecchia e Corneto.
La storia di Civitavecchia è dunque segnata dalle vicende dei Vico e dei loro rapporti con la Chiesa e per questo lo Scisma d’Occidente del XIV secolo aggrava ancor di più la situazione soprattutto sul mare dove si hanno numerose azioni piratesche.
I prefetti di Vico e il potere su Civitavecchia
Per oltre tre secoli la potente famiglia dei prefetti dell’Urbe domina la Rocca e l’abitato sorto alle sua spalle. Tra il XII secolo e il XIV secolo Civitavecchia si trova coinvolta nelle vicende che vedono protagonisti Impero e Chiesa, nella guerra tra papi e antipapi, in una intricata rete di interessi spesso opposti e dominata ora dagli uni ora dagli altri. Tra i personaggi illustri del medioevo italiano fanno tappa tra gli altri nel porto di Civitavecchia Riccardo Cuor di Leone nel 1190, durante il suo viaggio per raggiungere dall’Inghilterra la Palestina.
L’organizzazione civile
La storia di Civitavecchia è tutta concentrata sulle vicende della Rocca e del bacino portuale e solo nel corso del tempo, nell’ingrandimento del borgo che rinasce dopo la distruzione della città (per mano dei saraceni nel IX secolo) alle spalle dello scalo marittimo. In questo periodo, sia in città che fuori, il prefetto tiene un tribunale di polizia ma la sua autorità risiede più nella quantità dei beni che questi possiede piuttosto che nella carica che ricopre. Così i prefetti Di Vico sono alleati ora con l’Impero, al quale è utile avere un feudatario a Civitavecchia, ora con il Papa e con la Chiesa. Il possesso della Rocca rappresenterà dunque per i prefetti dell’Urbe non solo un centro di potere e di controllo ma una salda roccaforte di difesa.
Sappiamo da documenti di archivio che nel giugno del 1244 papa Innocenzo IV arriva da Sutri a Civitavecchia passando per il percorso interno che collega il porto alla Via Francigena, facendo sosta nella chiesa templare di San Giulio per indossare le vesti apostoliche e imbarcarsi sulle galere genovesi che lo attendono per scortarlo in Francia. In quell’anno è presente in città un podestà e ciò significa che nonostante vi sia l’autorità di un feudatario, esiste una autonoma organizzazione civile, anche se la Rocca è al centro di continue lotte tra Senato, prefetti dell’Urbe, Papato e Imperatore.
Il legame tra la Rocca e il borgo portuale
La realtà politico-economica e sociale è dunque concentrata sul Castello che domina il porto e sull’uso che si fa della struttura da sempre al centro degli interessi legati al controllo della costa laziale. Civitavecchia, intesa come borgo nato a ridosso della Rocca, non è ancora diventata autonoma, ma resta saldamente legata alle vicende dell’antica roccaforte portuale. Nonostante la presenza di una organizzazione civile dell’abitato, la città dipende in tutto e per tutto dalle vicende che ruotano intorno alla Rocca coinvolta, a causa della sua posizione strategica e dell’uso del bacino portuale, nelle dispute tra la Chiesa di Roma e l’Impero, tra guelfi e ghibellini, nel vortice dei mutevoli cambiamenti politici della potente signoria dei di Vico. Solo l’azione di Cola di Rienzo agli inizi del XIV secolo riesce a limitare lo strapotere della famiglia di feudatari iniziando a indebolirne il potente raggio d’azione. Nel 1347 trionfa, seppur per poco tempo la Repubblica Romana, mentre Cola di Rienzo chiede a Giovanni di Vico la restituzione di Civitavecchia. Nel 1347 il di Vico fa atto di obbedienza riuscendo a conservare il possesso della Rocca e nell’ormai stile dei feudatari partecipa ad una congiura contro Cola di Rienzo. Scoperto viene imprigionato ma ormai a Roma viene restaurato il vecchio governo. Le vicende dei di Vico hanno ancora di nuovo una svolta positiva e nel 1348 tornano in possesso di Civitavecchia. Da adesso in poi per circa un secolo le vicende della famiglia di feudatari saranno mutevoli perché legati ai loro personali interessi e alla girandola di alleanze, tradimenti, riappacificazioni che alla fine daranno torto alla pressoché nulla coerenza politica dei suoi maggiori esponenti. Tra una pace fatta e una guerra dichiarata e alleanze con gli antipapi di Avignone dei primi anni del XV secolo, il potere dei di Vico alimenta una serie di ribellioni, tregue, riprese delle ostilità.
La fine della signoria dei di Vico
Nel 1431, con l’elezione di Papa Eugenio IV, si avvicina la fine della potente signoria. L’ultimo dei di Vico, Giacomo, si unisce ai Colonna contro il nuovo Papa, il quale manda un forte e organizzato esercito contro Civitavecchia nel 1431. Pietro Loredano guida l’armata veneziana giunta nel frattempo in aiuto dell’esercito pontificio che sotto la guida di Fortebraccio espugna la Rocca prendendola da mare e conquistandola. Finisce così la lunga signoria dei di Vico su Civitavecchia che apre un nuovo capitolo della sua millenaria storia con l’arrivo del governo dei Pontefici romani.Con papa Eugenio IV il borgo portuale entra così nel 1443 definitivamente tra i possedimenti della Chiesa mentre tutte le vicende e gli avvenimenti più importanti che avvengono a Civitavecchia nel corso del Medioevo dall’ XII al XV secolo ruotano intorno alla Rocca, alle spalle della quale sta nascendo il centro abitato che darà vita alla città rinascimentale.
Gli ultimi assedi alla Rocca
Possedimento dei prefetti di Vico fin dall’XI secolo, la Rocca di Civitavecchia viene dunque espugnata dall’esercito dello Stato Pontificio sotto la guida di Fortebraccio nel 1431, anno in cui Eugenio IV diventa papa. Il pontefice, che predispone subito delle riparazioni del Castello appena conquistato, si trova però in difficoltà economiche e per questo offre la Rocca in pegno al banchiere viterbese Mezzatosti che gli concede un prestito. Dopo pochi anni, nel 1435, l’ultimo dei di Vico, Giacomo, tenta di riprendere Civitavecchia e il suo porto ma è assediato a Vetralla dal cardinale Vitelleschi, commissario papale, che ne ordina la decapitazione. Per un breve periodo la Rocca rimane nelle mani della famiglia del cardinale che sembra però ripercorrere le vicende di quella dei di Vico per la brama di potere e di allargamento dei propri possedimenti. Anche per questo il Vitelleschi viene arrestato e rinchiuso dentro Castel Sant’Angelo dove finisce i suoi giorni. Nel frattempo il nuovo commissario del Papa, Lodovico Scamparo, chiede la consegna della Rocca ai parenti dello spregiudicato cardinale che, rifiutando, vengono assediati nella Rocca che passa definitivamente nel 1443 sotto la guida del papato grazie all’azione dello Scarampo. La castellania della Rocca di Civitavecchia, per oltre tre secoli legata in linea ereditaria alla prefettura di Roma, è ora concessa arbitrariamente dal papa ed entra a pieno titolo nel patrimonio dello Stato Pontificio fino all’avvento del Regno d’Italia, con Roma capitale, nel 1870″.
Roberta Galletta