Sorpreso e amareggiato. Stefano Giannini non si aspettava la caduta del governo cittadino, soprattutto per mano di consiglieri che “per logiche lontane dalla buona politica hanno tradito la loro maggioranza”. L’esponente del Pd “confidava soprattutto nei giovani colleghi”, ma il “fronte del porto è stato più forte”. Un concetto, quest’ultimo, su cui ha insistito ieri Tidei e su cui oggi punta Giannini, che torna ad attaccare Sel dopo le recenti polemiche sui dati dei traffici dello scalo marittimo.
“Volendo mettere per un attimo da parte la questione morale – afferma Giannini – è disarmante la leggerezza con cui si sono “dimenticati” problemi molto seri per questa città. Penso ai lavoratori di Hcs, per i quali stavamo faticosamente trovando una soluzione, penso a quelli di Italcementi, di cui ci stavamo occupando, penso all’Interporto ed al lavoro svolto per farlo ripartire e così molte altre questioni. I firmatari della discordia sono letteralmente passati sopra le teste di molti cittadini, che pagheranno l’irresponsabilità e l’avidità degne del peggior mercato della politica.
Chi spiegherà ai nostri concittadini che il porto è “cosa nostra” e non può essere toccato? Chi dirà loro il vero motivo per cui Sinistra Ecologia e Libertà ha utilizzato un notaio in comune con niente meno che Gianni Moscherini, delegandolo ufficialmente anche per presentare le firme di sfiducia? Chi avrà ancora il coraggio e la faccia tosta, per dire che il carbone non può essere bruciato, però può essere movimentato? Un po’ come dire che è il proiettile ad uccidere e non la pistola.
No, i colpevoli non racconteranno mai tutto questo. Diranno che è colpa della “questione acqua”, su cui in verità era stato trovato l’accordo, diranno che è colpa delle larghe intese, di cui infine, e non solo infine, sono stati i veri artefici.
Diranno tutto tranne la verità. A quella penserà il Partito Democratico e tutte quelle forze riformiste di centrosinistra. Non permetteremo che questa città sia consegnata al fronte del Porto. Non questa volta”.