Domani presso la Sala Giusy Gurrado alla Fondazione Cariciv alle ore 9,30 si svolgerà una conferenza organizzata dalla Comunità di Sant’Egidio in occasione dell’inaugurazione del Giardino dei Giusti che la Comunità ha realizzato presso l’area verde di Villa Albani, dedicata al progetto orti solidali. Alla Conferenza interverrà, tra gli altri, Vito Fiorino, che ha soccorso tanti naufraghi a Lampedusa.
I Giardini sono come libri aperti che raccontano le storie dei Giusti. Sono spazi pubblici, luoghi di memoria ma anche di incontro e di dialogo, in cui organizzare iniziative rivolte a studenti e cittadini per mantenere vivi gli esempi dei Giusti non solo in occasione della dedica dei nuovi alberi, ma durante tutto l’anno. Mettere il risalto e far conoscer le storie dei giusti è uno strumento di pace e aiuta a vincere il male con il bene. La Comunità di Sant’Egidio collabora con l’associazione Gariwo, che dal 1999 è impegnata nel far conoscere le storie dei giusti a livello internazionale.
Domani alla conferenza saranno presenti anche un nutrito gruppo di studenti che frequentano quattro scuole di Civitavecchia: Istituto di Istruzione Superiore Stendhal, il Liceo Classico Guglielmotti, l’Istituto di Istruzione Superiore Guglielmo Marconi, il Liceo Scientifico Galileo Galilei. La presenza di Vito Fiorito, il pescatore che salvò 47 profughi eritrei il 3 ottobre 2013 a largo di Lampedusa, è particolarmente significativa.
Dopo il naufragio di Lampedusa e le ripetute tragedie del mare, con migliaia di vittime in cerca di speranza – e nel solco di ciò che ha auspicato più volte Papa Francesco (“Accogliere, proteggere, promuovere e integrare”) – sono stati avviati dalla Comunità di Sant’Egidio, nel febbraio 2016, i Corridoi Umanitari, insieme alle Chiese protestanti italiane. A fine 2017 avevano già permesso l’arrivo dal Libano in Italia di oltre mille profughi siriani con un progetto interamente autofinanziato. Ne è nato un modello di accoglienza e integrazione, ripreso in Francia e in Belgio, e guardato come esempio a livello europeo. I migranti, con la loro domanda di integrazione, sono nel cuore della
Comunità di Sant’Egidio sin da quando, alla fine degli anni Settanta, hanno cominciato, un po’ alla volta, ad essere una presenza significativa nella società italiana. Era il 22 maggio 1979 quando alcuni sconosciuti diedero alle fiamme un rifugiato somalo, di nome Ali Jama, mentre dormiva tra i suoi cartoni sul sagrato di un’antica chiesa nei pressi di piazza Navona, a Roma. La sua tragica morte ci spinse a riflettere sulla presenza dei primi immigrati in Italia.
La Comunità promosse una veglia cittadina e chiese a Giovanni Paolo II, da pochi mesi divenuto pontefice, di ricordare quell’uomo sconosciuto. Il papa accolse l’invito e il 27 maggio, durante l’Angelus, ricordò, insieme ad Alì, tutti i migranti.
Da allora, ne abbiamo conosciuti tanti, di numerose nazionalità e provenienza. Oggi molti fra loro, alla fine di un percorso, sono “nuovi italiani” e “nuovi europei”. Un buon numero ha preso la cittadinanza e vive, lavora, pensa al suo futuro nel Paese dove risiede con la sua famiglia. Lo stesso accade in altre nazioni europee dove la Comunità è presente.