“Oggi Tvn è praticamente spenta e non è una gentile concessione di Enel alla nostra salute e al nostro ambiente, ma una precisa strategia dell’azienda che invece in Sardegna, contemporaneamente, produce a pieno ritmo”. Lo sostiene il leader de La Svolta, per il quale non si può rimanere in silenzio di fronte al fatto che da un lato la stessa spa “contesta” l’ipotesi di uscita dal carbone nel 2025 in mancanza di indicazioni chiare sulle alternative da porre in essere al phase-out e dall’altro preannuncia 97 posti di lavoro in meno, destinati a diventare oltre 200, e con i gruppi fermi, anziché anticipare le manutenzioni programmate approfittando dello stop dell’impianto, le rinvia al 2020, mettendo in ginocchio anche le imprese locali dell’indotto.
“Chiediamo con fermezza ad Enel – aggiunge Grasso – di chiarire la propria pianificazione in tema di fermate e lavorazioni richieste sull’impianto, in quanto è inammissibile che a fronte di aziende che già sono in regime di contratti di solidarietà, altre debbano procedere con tagli al personale pure in presenza di contratti in essere con Enel, che a sua volta pensa di cancellare posti di lavoro nella città di Civitavecchia, che ha pagato il prezzo più alto in termini di servitù ambientale alla politica energetica nazionale. E’ un quadro di incertezza inaccettabile, determinato dalla vigilia elettorale e dall’atteggiamento assunto negli ultimi 5 anni dall’amministrazione M5S, che “dai soldi sporchi di sangue” e dalle annunciate battaglie contro “i poteri forti” si è rivelata l’amministrazione comunale più filo-Enel di sempre. Esattamente ciò che intendiamo ottenere per Civitavecchia dallo stop al carbone del 2025: investimenti su rinnovabili, ricerca e smart city per “riconvertire” anche gli attuali posti di lavoro e crearne di nuovi nell’ambito della green economy.