Si accende il dibattito politico sulla vertenza della Elia Ambrosetti. Da una parte il candidato sindaco Massimiliano Grasso dichiara che la società dovrà prendersi le sue responsabilità, dall’altra parte il comitato elettorale di Pietro Tidei ritiene che sia arrivato il momento di dire basta con la perdita di occupazione e la svendita del territorio.
“Si è conclusa nel peggiore dei modi, cioè con 10 licenziamenti, la vicenda dei dipendenti della Servizi Integrati, impresa committente presso il piazzale Elia Ambrosetti”. È quanto dichiara il candidato sindaco Massimiliano Grasso, secondo il quale la Elia Ambrosetti ha delle grandi colpe su quanto avvenuto e dovrà prendersi tutte le responsabilità. “Ci risulta che la stessa impresa, non più di nove mesi fa, sotto l’egida dell’Autorità Portuale e dell’assessorato al Lavoro – afferma Grasso – sottoscrisse un accordo insieme alla stessa Cta di cui è maggiore azionista, la Cilp che è una società committente ed i sindacati di categoria, in cui si impegnava a dare un lavoro stabile e duraturo alle maestranze che prestavano la propria opera nel suo attuale piazzale. Tutto ciò non è avvenuto ed allora come può codesta Impresa delocalizzare il proprio lavoro presso il Cta senza garantire occupazione ai perdenti posto? Una cosa è certa: Elia Ambrosetti o il Cta o la Cilp dovranno garantire, proprio in virtù dell’accordo stipulato, sin da subito la continuità lavorativa dei dieci operatori interessati dal licenziamento. Se così non fosse dovrebbe immediatamente intervenire l’Autorità Portuale quale soggetto istituzionale garante dell’intesa dello scorso anno”.
“Il caso dei lavoratori legati allo stoccaggio delle autovetture sul nostro territorio è emblematico – si legge nella nota del comitato elettorale di Pietro Tidei – vogliamo innanzitutto esprimere la nostra solidarietà ai lavoratori già licenziati della società Servizi Integrati e di coloro, sempre legati alle attività della Elia Ambrosetti, che vedono la loro occupazione a rischio. Questa vicenda si lega efficacemente, anche se di natura diversa, con il caso della Privilege, ma anche con la crisi che investe l’intero settore dell’edilizia in Porto. Purtroppo alcuni nodi vengono al pettine. In primo luogo l’enfasi troppe volte manifestata ed esibita sul miracolo portuale. Le cose non stanno come si è più volte raccontato. La crisi colpisce duramente le attività, anche portuali, particolarmente i settori più deboli ed esposti del mondo del lavoro. I settori del commercio, della metalmeccanica e dell’edilizia, nel porto, sembrano mostrare la propria fragilità, anche frutto di un minore interesse istituzionale. Pensiamo, senza alcuna vena polemica, che l’Autorità Portuale dovrebbe alzare il livello di attenzione e di coinvolgimento attorno a queste crisi. Vi sono terreni sui quali non vi dovrebbe essere competizione e sui quali le ragioni della campagna elettorale e della polemica politica dovrebbero fare un passo indietro. Ciò che si propone è che ciascuno si metta a disposizione per ricercare le soluzioni che possono evitare nuovi ed insopportabili drammi sociali. Vogliamo essere accanto al sindacato, in questa fase, e dichiariamo la nostra piena disponibilità a sostenere le iniziative che si riterranno utili alla soluzione delle vertenze in corso. Al tempo stesso vorremmo riflettere assieme a tutti gli attori politici, istituzionali e alle parti sociali sull’uso che è stato fatto del nostro territorio. Se gli spazi dati in concessione o in uso per realizzare imprese ed occupazione abbiano sempre dato i frutti sperati e se non sia giunto il momento che venga prestata una maggiore attenzione ai crediti che vengono assegnati ad imprese, spesso estranee alla nostra realtà che dopo aver realizzato profitti sul nostro territorio lasciano a noi spesso di amministrare una economia depressa, aree compromesse e disagio sociale”.
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