Prendono consistenza, ora dopo ora, le anticipazioni fornite nei giorni scorsi circa i lavoratori di Hcs che saranno interessati dal provvedimento della cassa integrazione straordinaria. Nel corso del vertice svoltosi ieri pomeriggio all’aula Calamatta, sono state confermate ai sindacati le cifre del crack della holding, con uno squilibrio alla fine di quest’anno di circa 17 milioni di euro, di cui ben 12 riferiti al bilancio 2011. È quindi necessaria una consistente cura dimagrante che può solamente arrivare da una diminuzione del costo del personale.
I conti scaturiti sia dalla relazione della società di revisione Deloitte, che dall’analisi condotta dallo studio legale Tonucci & Partners, dimostrerebbero che con circa 100 dipendenti in meno la holding potrebbe raggiungere un sostanziale pareggio di bilancio nel 2013 e partire con un’azione di risanamento e di rilancio delle attività. Per una decina di lavoratori l’uscita da Hcs sarebbe indolore, visto che hanno maturato i requisiti per andare in pensione. Diverso il discorso per gli altri 90, per i quali si avanza l’ipotesi della cassa integrazione in deroga, un provvedimento che al momento non è disponibile e potrebbe diventarlo soltanto se il Governo decidesse di rifinanziarla. È certo, però, che la richiesta di cassa integrazione in deroga può essere avanzata, e la cosa può avvenire all’interno di un tavolo regionale, soltanto con il via libera delle organizzazioni sindacali. Ecco perché i sindacati, nel corso dell’incontro di ieri, hanno chiesto di vederci chiaro, pretendendo di visionare le relazioni della Deloitte e dello studio Tonucci. L’analisi dei due documenti e della situazione contabile aggiornata dovrebbe durare pochi giorni. È quindi probabile che nella prossima settimana arrivi l’intesa tra holding e organizzazioni sindacali sulla cassa integrazione, primo passo per il risanamento di Hcs. Intanto, per venerdì è prevista l’assemblea nel corso della quale, unitamente all’approvazione del bilancio 2011, dovrebbe essere decisa la messa in liquidazione della società, con la conseguente nomina del commissario liquidatore. E col passare delle ore prende sempre più quota l’ipotesi che a traghettare la liquidazione sarà un professionista non civitavecchiese.