Il porto è in crisi, il porto è in salute. Da alcuni giorni due schieramenti si danno battaglia sui numeri dei traffici dello scalo marittimo di Civitavecchia. Cifre che possono essere visualizzate sul sito internet ufficiale dell’Autorità Portuale, www.port-of-rome.org, cliccando sulla sezione “porto in cifre”, quindi sulla sotto sezione “traffici” e infine su “Civitavecchia” nell’elenco a sinistra.
Quello che forniamo è un quadro dei traffici del porto dal 2008 al primo semestre del 2013, prendendo in considerazioni i dati, che abbiamo arrotondato per comodità, relativi a rinfuse solide, categoria di cui fanno parte carbone, cereali e materiali ferrosi, merci varie in colli, come contenitori e ro-ro, e crocieristi. Il primo numero riguarda il confronto tra 2008 e 2009, che produce: + 1 milione nelle rinfuse solide, – 82 mila merci varie, per un totale del traffico delle merci solide di + 940 mila, mentre il dato dei crocieristi è – 17 mila. Nel confronto tra 2009 e 2010 il bilancio migliora: + 1,8 milioni nelle rinfuse solide, + 81 mila nelle merci varie, per un totale del traffico delle merci solide di + 1,9 milioni, mentre il dato dei crocieristi è + 95 mila. Il segno meno ricompare nel confronto tra 2010 e 2011: + 1,3 milioni nelle rinfuse solide, – 540 mila nelle merci varie, per un totale del traffico delle merci solide di + 800 mila, mentre il dato dei crocieristi è di + 680 mila. Il bilancio peggiora nel confronto tra 2011 e 2012: + 326 mila nelle rinfuse solide, – 566 mila nelle merci varie, per un totale del traffico delle merci solide di – 240 mila, mentre il dato dei crocieristi è – 180 mila. L’ultimo dato riguarda il confronto tra 2012 e primo semestre 2013: – 120 mila nelle rinfuse solide, – 35 mila nelle merci varie, per un totale del traffico delle merci solide di – 154 mila, mentre il dato dei crocieristi è + 181 mila. Dai primi confronti all’ultimo, quello tra 2012 e primo semestre 2013, i segni sono cambiati, quelli negativi sono aumentati, ma non si può non considerare che sono mutate anche le condizioni generali, non solo locali ma anche nazionali ed internazionali, a causa di una crisi economica che Civitavecchia continua a soffrire, così come il resto d’Italia e del mondo. Quindi la situazione andrebbe analizzata nel suo complesso, andando oltre i numeri nudi e crudi da una parte e una difesa del porto ad oltranza dall’altra, se si vuole veramente aprire un dibattito sullo sviluppo dello scalo e, di conseguenza, della città.