Un appello al passato che non guarda al passato, ma, non senza tante preoccupazioni, al futuro. In una lettera aperta alla città, cinquanta esponenti del centro sinistra civitavecchiese, tra cui personaggi che hanno ricoperto e ricoprono tuttora incarichi importanti a livello amministrativo, politico e sindacale, hanno voluto condividere un appello allo schieramento affinché esca dall’attuale fase di stallo apparente e riprenda a discutere su temi fondamentali per il futuro della città: lavoro, ambiente, sviluppo, cultura.
“Dissequestrare il dibattito pubblico; favorire il ricambio generazionale della classe dirigente; elevare il livello culturale del confronto politico; recuperare i valori etici; ricondurre ai principi le azioni politiche. Queste sono le condizioni elementari per una nuova ripartenza, le basi per costruire una proposta politica nuova.
Non si tratta di rispolverare vecchie liturgie e desueti modi di fare, ma ci sono molti comportamenti virtuosi del passato da cui si può attingere per stimolare passioni, per sollecitare impegni individuali e militanza collettiva, per incoraggiare la partecipazione diffusa. E’ l’esercizio della democrazia, bella e faticosa, oggi quanto mai indispensabile.
A pochi mesi dall’appuntamento elettorale, stiamo purtroppo assistendo ai soliti vecchi riti consumati nelle segrete stanze, nei quali si bruciano uno ad uno possibili candidati sindaci, si determinano posizionamenti, si consolidano rendite di posizione. E’ il primato della tattica sulla buona pratica; l’affermazione dell’ora e subito sulle visioni di lungo periodo; la supremazia degli interessi sui programmi. Questo modo di fare non funziona più. Non lo diciamo noi, lo dicono impietosamente i numeri, sempre più dalla parte di chi lucra sulle angosce e le paure della cittadinanza o utilizza semplificazioni e demagogia difronte a problemi complessi.
La nostra unica arma è la buona politica, le buone pratiche di democrazia dentro le quali c’è l’idea del cambiamento collettivo. Abbiamo assistito ad un mutamento violento delle relazioni politiche, ad un capovolgimento valoriale senza precedenti. Un cambiamento antropologico della società italiana che non ha risparmiato certamente la nostra città: Civitavecchia appare oggi una città completamente desertificata in tutti i suoi ambiti. Un declino al quale sembra non esserci rimedio. Le forze politiche di centrosinistra non hanno colto l’opportunità, in questi 5 anni di disastro a cinque stelle, di riorganizzare il proprio pensiero e il proprio linguaggio, di misurarsi col tema decisivo del ricambio generazionale, di aprire le proprie organizzazioni ai corpi vivi della società. Occorreva e occorre oggi, sempre di più, un patto sociale con le organizzazioni sociali, con i sindacati, con le organizzazioni del terzo settore e dell’associazionismo laico e cattolico. Con chi, insomma, si misura quotidianamente con i problemi drammatici che produce la crisi, lavorando sul campo le insostenibili difficoltà di larghi settori della società e sottraendo a demagoghi e populisti terreno fertile per alimentare odio, rancore e guerra tra poveri. Il grande assente è il dibattito pubblico, senza il quale la politica cede inevitabilmente il passo alle solite e già tristemente note logiche spartitorie. Le stesse primarie del PD, sulle quali esprimiamo rispetto poiché, se ben utilizzate, sono uno straordinario strumento democratico, hanno scontato stucchevoli polemiche, facilmente prevedibili perché svolte in un clima dove ha prevalso la competizione fra schieramenti anziché il confronto democratico sulle proposte: non è polemica, ma non abbiamo sentito nulla riguardo il futuro della città, nessuna idea di sviluppo, nessun obiettivo programmatico. La logica prevalente ci sembra resti quella solita: prima la scelta del capo oppure del candidato sindaco, poi semmai i programmi, magari fatti con il copia incolla, buoni per tutte le stagioni. Mentre dovrebbe essere l’esatto contrario: i nomi alla fine, da selezionare fra le intelligenze e le personalità ritenute più capaci a realizzare un programma largamente condiviso.
Sarà fuori moda, ma anche a costo di sembrare romantici, noi la politica vogliamo provare a rifarla così: partendo dal coinvolgimento e dalla partecipazione e scegliendo la nuova classe dirigente in base a merito, valori e capacità: un netto segnale di discontinuità con le pratiche del passato, mettendo al centro il dibattito pubblico e le nuove generazioni, a cui abbiamo il dovere di restituire il futuro rubato.
L’oggetto della nostra riflessione non è certo la presenza o meno alle prossime elezioni comunali, tutt’altro: è l’esigenza fortemente avvertita di contrastare le derive populiste e i nuovi fascismi, ma anche i vecchi metodi che le hanno provocate, ugualmente devastanti. Per noi è la priorità, da anteporre a qualsiasi ipotesi di schieramento o di alleanza. Per noi il futuro di un nuovo impegno parte da qui. E’ sconcertante segnalare come rispetto al disorientamento che la stragrande maggioranza degli elettori democratici e progressisti avvertono, non ci sia quantomeno il tentativo di ricostruire nodi, legami, passioni. Di provare a mobilitare, attraverso il dialogo e il confronto, militanti, simpatizzanti, semplici elettori ai quali non resta che prendere tristemente atto della mancanza di una proposta di governo, di un programma su cui riconnettere sentimentalmente tanti elettori delusi. Perché non c’è uno straccio di discussione pubblica, ad esempio, su come si gestirà l’uscita dal carbone nei prossimi anni e i relativi rapporti con Enel? Non discutere di questo significa censurare quello che avverrà in questa città per i prossimi trenta anni.
Non ci sentiamo portatori di nessuna verità, siamo semplicemente donne e uomini che destinano o hanno destinato buona parte della propria vita all’impegno politico, sindacale e associativo e anche nelle istituzioni. Non esiste una coalizione progressista senza l’idea del cambiamento e senza l’investimento sulle buone pratiche e la buona politica, che non consideri la possibilità dell’autocritica e della riflessione sui propri errori. Abbiamo la netta sensazione che tutti facciano finta di niente, come avvolti in buco nero spazio temporale in cui tutto si è fermato a 20 o 30 anni fa. Andando avanti così si andrà incontro ad una sonora sconfitta”.
Giulio Agostini, Ismaele De Crescenzo, Valentina Di Gennaro, Diego Nunzi, Mauro Mei, Annalisa Tomassini, Sergio Serpente, Concetto Saffioti, Francesca Megna, Gennaro Maselli, Emanuela Nucerino, Sundra Capri, Claudio Roggerone, Germano Polo, Angelo Guiducci, Enrico Paravani, Pino Antonucci, Claudia Luciani, Emilia Iacoponi, Nicola Pirozzi, Amit Pirozzi, Anna Luisa Contu, Gennaro De Crescenzo, Bruna Luce, Enrico Seri, Pino Cascianelli, Emiliano Stefanini, Novella Morellini, Luciana Ceppolino, Sergio Muratore, Marco Galice, Elisa Castellucci, Paolo Vannicola, Maria Grazia Cima, Luciano Naselli, Ivano Tassarotti, Elisa Aceto, Tiziana Giuliani, Giancarlo de Carli, Patrizio Pacifico, Alessia Pomata, Annalisa Pais, Emanuele Befani, Vasco Sacco, Renzo Meloro, Paolo Campo, Fabio Vanzetti, Lino Russi.
2 Comments
Prima repubblica
Da denunce di poteri forti ad accuse di potere familiare fino ad affermazioni da querela ma per il bene dei cittadini della città con una cena si è raggiunto un accordo come ai tempi della giunta saladini e di quella Tidei
Non c e’ 2 senza tre
Cosa si dicono in quelle cene mi piacerebbe una volta partecipare
pippo
bhe saladini no, hai ragione 11 mesi per capire che il Sindaco era lui.
Sul resto dissento: me tengo tutti l artri che so 100.0000 volte mejo de sto skifo de 5 anni.
Ma a civitavecchia ce vivete no? ma ve rendete conto che non gira piu’ un cane??
Non girano neanche piu’ i grillini …..se vergognano dello stato in cui siamo.
E la colpa di ki e’…………?
su via facciamola finita.