E’ come se per tutto il 2016 dalle ciminiere della centrale a carbone e da quelle delle tantissime navi presenti in porto non fosse uscita fuori anidride solforosa. Suscita scalpore e anche una certa inquietudine il fatto denunciato ieri dai sindaci di Santa Marinella, Tarquinia, Tolfa, Allumiere e Monte Romano che da quando i controlli sull’inquinamento sono passati dall’Osservatorio Ambientale ad Arpa Lazio è praticamente scomparso il dato riguardante la presenza di SO2.
Si tratta dell’agente inquinante che dovrebbe essere invece maggiormente riscontrabile stante la presenza di una centrale a carbone e di centinaia di navi che durante l’anno bruciano combustibile contenente zolfo. Paradossalmente, ad accorgersi dell’incredibile situazione è stato proprio quel che resta dell’Osservatorio Ambientale, fino allo scorso anno duramente, e a questo punto paradossalmente, criticato dai Cinque Stelle che giudicavano non validi i dati forniti dall’organismo e al quale hanno poi tolto la gestione delle centraline per affidarle ad Arpa Lazio. Il presidente dell’Osservatorio, il professor Giovanni Marsili racconta che i dati pubblicati al riguardo dall’agenzia regionale non possono essere credibili. “Osservando come un qualsiasi cittadino i dati pubblicati sul portale di Arpa Lazio – racconta – ci siamo accorti che mentre su altri inquinanti c’erano le stesse concentrazioni anni precedenti, l’anidride solforosa era crollata del 90%, come se a Civitavecchia non vi fossero più la centrale a carbone e il porto”. I dati, elaborati dal maggio scorso, da quando cioè le centraline sono materialmente passate ad Arpa Lazio, sono stati rapportati con quelli del decennio precedente e il risultato è stato a dir poco sconcertante. Il dato costante di 6/7 microgrammi a metro cubo di aria di anidride solforosa era sceso a livelli di un microgrammo e talvolta anche al di sotto. Qualcosa deve essere quindi avvenuto, dentro o fuori le centraline. Anche perché, nel 2016 all’interno dello scalo marittimo l’anidride solforosa è stata comunque misurata nell’ambito di una campagna di monitoraggio avviata dall’Autorità Portuale e il dato medio emerso è stato quello della presenza di 5/6 microgrammi per metro cubo, ovvero 5/6 volte superiore rispetto a quello certificato dalle centraline gestite da Arpa Lazio. All’Osservatorio Ambientale hanno anche fatto una comparazione, andando a verificare la situazione presente a Livorno, una realtà molto simile a quella di Civitavecchia, con un porto di grandi dimensioni e una raffineria che può essere assimilata a Torre Nord. Ebbene, dai dati di Arpa Toscana riferiti al 2016 emerge che la presenza di anidride solforosa nell’aria livornese è mediamente di 5/6 microgrammi per metro cubo. Insomma, qualcosa nelle centraline locali deve essere accaduto. Il professor Marsili, dal canto suo da una parte tranquillizza sul piano sanitario e da un’altra affronta il problema dei controlli. “Non c’è problema sanitario – spiega – visto che anche la soglia di 5/6 microgrammi non è comunque a livelli allarmanti. E’ evidente però che se ho una postazione che non misura l’inquinante fondamentale della combustione del carbone, posso pensare che anche polveri e biossidi di azoto non sono dovuti alla presenza della centrale”. Cosa può essere accaduto, quindi? Il professor Marsili non si sbilancia o non intende farlo. Sarebbe però opportuna, vista l’importanza che le questioni ambientali hanno sempre avuto negli ultimi trenta anni a Civitavecchia, sancendo anche fortune e sfortune politiche, che sulla vicenda venisse fatta chiarezza. La massima chiarezza.