“Apprendiamo dalla stampa che martedì 16 ottobre presso la ex chiesa di San Giovanni di Dio in piazza Calamatta è stato presentato il testo base dell’animalismo: “Liberazione animale”, di Peter Singer, professore australiano di filosofia, autore di diversi volumi su temi di bioetica e diritti degli animali. “Liberazione animale” (del 1975, con versione in italiano nel 1991) è stato tradotto in 6 lingue e considerato il manifesto del “movimento animalista” mondiale”.
“Il filosofo, che pur ha risvegliato la coscienza di molte persone nel mondo, riguardo al rispetto dovuto agli animali – e di questo dobbiamo dargli atto – ha mostrato tuttavia, attraverso molte pubblicazioni (Practical Ethics – Cambridge University Press) ed interviste rilasciate anche a quotidiani italiani, di non avere una identica capacità di rispetto ed amore gli uomini, specie dei neonati che presentino malattie, ed i disabili. Il suo pensiero, infatti, . “Quando la vita di un bambino sarà così penosa da non valere la pena di essere vissuta […] se non ci sono ragioni ‘estrinseche’ per tenere il bambino in vita – come i sentimenti dei genitori – è meglio ucciderlo”. E ancora: “Quando la morte di un neonato malformato conduce alla nascita di un altro bambino con migliori prospettive di una vita felice, la quantità totale di felicità sarà maggiore se il bambino malformato viene ucciso… Uccidere un neonato con malformazioni non è equivalente a uccidere una persona. E molto spesso non è per niente sbagliato”.L’etica di Singer gli fa poi affermare: “Il fatto che un essere sia un essere umano… non è rilevante all’immoralità dell’ucciderlo; sono piuttosto caratteristiche quali la razionalità, l’autonomia e l’autocoscienza che fanno la differenza. Neonati con malformazioni mancano di tali caratteristiche. Pertanto ucciderli non può essere posto sullo stesso piano dell’uccidere esseri umani normali, o qualsiasi altro essere autocosciente”. Da un’intervista allo stesso Singer pubblicata da Il Foglio (11 marzo 2008) si legge: “Anche se il bambino potrà avere una vita senza eccessiva sofferenza, come nel caso della sindrome di Down, ma i genitori pensano che sia un peso eccessivo per loro e vogliono averne un altro, questa può essere una ragione per ucciderlo”.
I ragionamenti di Singer non potevano dimenticare le fasi di inizio e termine della vita umana; a proposito di quest’ultima: “È un diritto ragionevole lasciar morire i malati neurovegetativi…perché essi sono simili agli infanti disabili, non sono esseri coscienti, razionali, autonomi, la loro vita non ha valore intrinseco, il loro viaggio è arrivato alla fine. I feti, i bambini appena nati e i disabili sono non-persone, meno coscienti e razionali di certi animali non umani. È legittimo ucciderli”.
Secondo il filosofo animalista, la nostra cultura commette un errore usando i due termini “essere umano” e “persona” in modo analogo: sostiene infatti che l’essere umano è un concetto che si riferisce alla specie, mentre persona si riferisce a certe qualità (razionalità, autocoscienza, capacità di provare piacere, dolore e di interagire con l’ambiente).
Nel libro Practical Ethics (Cambridge University Press) spiega la sua posizione: “Un bambino di una settimana non è un essere razionale e consapevole di sé, mentre ci sono molti animali non-umani la cui razionalità, consapevolezza e capacità di sentire supera quella di un neonato”. Da questa premessa discende che “La vita di un neonato vale per lui stesso meno di quanto la vita di un maiale, un cane o uno scimpanzé valga per l’animale non-umano”.
Si tratta di un pensiero, quello di Singer, a tratti ombroso ed incomprensibile, s volte disumano,in quanto al giusto amore per gli animali non fa corrispondere quello per gli uomini, specie nei momenti più delicati dell’esistenza (nascita e morte)”.
Movimento per la Vita Civitavecchia