“Piena e incondizionata solidarietà ai lavoratori della Minosse e ai lavoratori metalmeccanici, in stato di agitazione, perché legittimamente preoccupati per il proprio futuro”. È quella espressa dal Partito Democratico di Civitavecchia che spiega di ritenere centrale nella propria visione dello sviluppo cittadino, la questione della transizione energetica.
“Si deve uscire, come diciamo da anni – affermano dal Pd e dal gruppo consiliare – in tempi determinati e certi, dalla produzione di energia elettrica con combustibili fossili e aprire, senza ripensamenti o indecisioni, alle energie da fonti rinnovabili, in particolare solare ed eolico. Questa soluzione è l’unica via per aprire a nuove ipotesi di sviluppo. E’, però, altrettanto evidente che questo deve avvenire nel pieno rispetto delle garanzie occupazionali per quanti sono direttamente o indirettamente impegnati nelle attuali forme di produzione di energia. La transizione deve essere governata e le Istituzioni hanno il dovere di individuare e sostenere, per tempo, tutte le iniziative che vanno nella direzione di non riproporre, come avvenuto nel passato, uno scontro tra due diritti, lavoro e ambiente, che debbono essere egualmente garantiti e protetti. Le proposte ci sono e appaiono in grado di offrire le risposte adeguate, non solo per garantire gli attuali livelli occupazionali ma verosimilmente per aumentarli, sostenendo anche una rete imprenditoriale cittadina che ha necessità di avere le giuste interlocuzioni. Si può partire dalle proposte avanzate da Enel a proposito di logistica, sino a quelle riferite ad una ambientalizzazione del porto, alla ipotesi che va facendosi sempre più concreta di un impianto eolico off-shore, di un utilizzo dell’idrogeno verde che possono rappresentare una concreta risposta. La questione che si pone, dunque, con urgenza è quella che, opportunamente, pongono le organizzazioni sindacali di categoria: si tratta di governare i processi da parte, in primo luogo, della Regione e del Comune che, forse, invece che esercitarsi nella redazione di generici e infruttuosi protocolli d’intesa dovrebbero mettere i piedi a terra e costruire nell’immediato luoghi di confronto autentici e concreti per dare risposte alle ansie di centinaia di famiglie”.