Una nuova rubrica sbarca su Trc. Si chiama “Il pensiero del lunedì” e sarà uno spazio presente all’inizio di ogni settimana in cui poter analizzare i fatti più importanti successi, tra serietà ed ironia, sempre con l’obiettivo di ricercare la verità.
In questo primo appuntamento sembra doveroso fare chiarezza sui fatti che hanno portato al nuovo organigramma della nostra emittente. “La battaglia dell’etere civitavecchiese”, così come qualcuno aveva voluto enfaticamente definirla, si è conclusa con la netta affermazione del pensiero della gran parte dei soci lavoratori per volere della stragrande maggioranza dei soci di TeleCivitavecchia. Basterebbero queste poche righe per mandare al macero le tante fregnacce che si sono scritte e sentite in città. L’assemblea del 24 ottobre è stata solo la punta dell’iceberg di un’estate rovente, soprattutto per i soci lavoratori della storica emittente nata il primo settembre del 1979. Lavoratori che con grandi difficoltà hanno continuato a “portare avanti la baracca” senza percepire lo stipendio per alcuni mesi a causa delle enormi difficoltà economiche in cui versava Trc. In tutto questo si inseriscono le due proposte di cui sopra: una dell’imprenditore Roberto Serafini e una di Massimiliano Grasso, funzionario pubblico dell’Autorità di Sistema Portuale, nonché titolare del gruppo editoriale Seapress. Due proposte ben distinte e ben diverse che, in questo “Pensiero del Lunedì”, non vogliamo approfondire per un semplice fatto: perché l’ampia maggioranza dei soci di Trc, nella famosa assemblea del 24 ottobre scorso, ha scelto senza sé e senza ma di bocciare la proposta di Grasso e proseguire invece con quella di Serafini e aggiungere altro è inutile. In quell’ampia maggioranza, aspetto decisamente importante, figurano anche imprenditori e tanti storici lavoratori che nel passato avevano consentito all’emittente di continuare la sua straordinaria avventura e che hanno deciso di dare fiducia alla proposta che più li convinceva, sotto vari aspetti, anche e soprattutto per quanto riguarda la possibilità di rimanere liberi e indipendenti, cosa che sarebbe stata più difficoltosa accettando l’altra. D’altronde, andando a leggere il bilancio della società rappresentata da Grasso, risultava più che evidente una differente forza economica rispetto all’altro competitor, oltretutto con una serie di aspetti che i soci lavoratori, forse per loro ignoranza, non hanno compreso. Ci riferiamo, tanto per fare un esempio, ai debiti della società, notevolmente più alti dei ricavi, compensati da altrettanti crediti. Superfluo e forse anche stupido quindi rispondere a chi scrive che la proposta di Grasso era superiore economicamente a quella dell’imprenditore Serafini, perché dai documenti in possesso dei soci lavoratori risulta tutt’altro, mentre sicuramente più interessante sono altre questioni. È vero che il consiglio di amministrazione di metà settembre aveva privilegiato la proposta di Grasso, ma la decisione non era stata assunta da tutti i consiglieri. Il “sì” era arrivato in particolare dal segretario del Pd locale Piero Alessi e dall’ormai ex presidente Rita Busato, che tra le altre cose avevano presentato una lettera di dimissioni poi misteriosamente ricusata e che hanno pensato di poter decidere del futuro dei lavoratori della cooperativa. Ma la scelta spettava all’assemblea dei soci lavoratori, e non al consiglio di amministrazione, e la stragrande maggioranza dei soci, in maniera compatta, ha deciso diversamente dal consiglio di amministrazione. In ultimo ci sarebbe da sindacare su un tipo di giornalismo che racconta una versione distorta di quanto successo realmente, e alla presenza di un legale. Ci riferiamo al quotidiano “La Provincia” e di conseguenza al telematico online “Civonline” che ha scritto in merito all’assemblea del 24 ottobre scorso che ci sarebbe stata una evidente forzatura, fino a parlare di una possibile denuncia per false comunicazioni sociali, forse per intimidire chi in realtà aveva svolto correttamente il proprio lavoro. A differenza di chi ha scritto quell’articolo noi eravamo presenti in prima persona e sappiamo benissimo come si è svolta l’assemblea e quale è stato l’esito finale. Insomma se di “Far West” si può parlare (sempre per riprendere alcuni titoli sensazionalistici letti negli ultimi tempi) si può allora dire che la pistola più veloce a sparare è stata quella dei soci lavoratori che hanno “eliminato” la proposta indigesta e scelto quella preferita, con buona pace di chi è scappato a cavallo più velocemente possibile dall’assemblea.