Sesto in Italia, dopo Genova, Augusta, Livorno, La Spezia e Savona, con un gettito annuo di quasi 580 milioni di Euro. E’ il piazzamento del porto di Civitavecchia nella particolare classifica dell’Iva assicurata allo Stato dai vari scali marittimi stilata dalla rivista “Affari e Finanza”. Un numero importante quello del porto locale, notevolmente inferiore rispetto a quello dello scalo marittimo di Genova, primo in assoluto e che dirotta ogni anno all’Erario Iva per oltre due miliardi e mezzo di Euro, ma comunque superiore ad altre realtà importanti come quelle di Napoli, Venezia, Ravenna, Trieste, Palermo e Gioia Tauro.
Nell’analisi condotta da “Affari e Finanza” viene rilevato come, paradossalmente, della ingente cifra di oltre 10 miliardi e mezzo di Euro di Iva fatta entrare nelle casse dello Stato, ai porti in realtà torni indietro ben poco. Ad oggi, infatti, e grazie ad un provvedimento assunto dal precedente Governo, meno dell’1% di quegli oltre 10 miliardi e mezzo, complessivamente 63 milioni di Euro, viene restituito ai porti sotto forma di finanziamenti per opere infrastrutturali. Niente rispetto a quanto avviene negli scali marittimi del Nord Europa e della Spagna, che si vedono restituite cifre importanti, nell’ordine del 19-20% dell’Iva incassata. Somme ingenti, con le quali vengono realizzate infrastrutture e viene rafforzata la logistica, e che consente agli altri porti europei di primeggiare e distanziare progressivamente quelli italiani, che perdono continuamente in termini di competitività. L’idea adesso allo studio è quella di poter far arrivare quel misero 1% almeno alla doppia cifra, per consentire di programmare investimenti che rendano il sistema porti italiani concorrenziale rispetto a quello degli altri paesi europei più evoluti.