E’ crisi, crisi nera per l’economia civitavecchiese. Al difficile momento che vivono i metalmeccanici impegnati nei lavori di manutenzione delle centrali termoelettriche e arrivati alla terza settimana di sciopero, si aggiunge adesso il crollo delle attività nel comparto portuale. I primi sei mesi del 2019 sono infatti stati devastanti per quanto concerne i traffici commerciali, con un calo generalizzato peraltro testimoniato dalla desolante assenza di mercantili sulle banchine.
Una situazione che è andata peggiorando di settimana in settimana, con un calo generalizzato del fatturato di quasi tutte le aziende del comparto, e che comincia a mettere a rischio la copertura salariale di categorie storiche dell’economia civitavecchiese, in passato guardate anche con una certa invidia dai lavoratori di settori diversi. Di fronte ad una situazione assolutamente negativa, i sindacati hanno deciso di approfittare dello sciopero nazionale di 4 ore del trasporto pubblico locale proclamato per mercoledì della prossima settimana, per legarlo direttamente alle questioni di carattere locale. Lo sciopero, nelle intenzioni dei promotori, dovrebbe, oltre a far comprendere come la crisi del trasporto pubblico locale può essere risolta con un piano straordinario per nuove infrastrutture, accendere i riflettori su una realtà che deve assolutamente recuperare la sua centralità nell’economia cittadina. Ma questo recupero non può che avvenire modificando una serie di strategie adottate negli ultimi anni e che, purtroppo, non si sono rivelate assolutamente vincenti. Si sapeva, tanto per fare un esempio, che, prima o poi, ci sarebbe stato sempre meno bisogno del carbone destinato alla centrale di Torre Valdaliga Nord. Nel frattempo, però, non sono state cercate o create delle valide alternative. Analogo il discorso per quanto riguarda il traffico di autovetture nuove, dove non si è pensato che il boom delle vendite potesse in qualche modo esaurirsi come sta avvenendo adesso, oppure che gli armatori potessero modificare le loro scelte. Per non parlare, e lo abbiamo fatto spessissimo, del traffico dei contenitori, che nonostante qualche timido miglioramento a livello di numeri, resta largamente al di sotto delle potenzialità di un porto che si trova ad un tiro di schioppo dal più grande mercato italiano. E’ probabilmente mancata un’efficace azione programmatoria dell’Autorità Portuale, in questi anni più attenta a disegnare un porto pulito a livello di immagine complessiva, trascurando probabilmente un settore, quello commerciale, assolutamente trainante per tutte le realtà presenti nello scalo marittimo. Anche le imprese e gli operatori hanno comunque fatto il loro, negativamente parlando, magari adagiandosi su situazioni che, come visto, non erano assolutamente consolidate, e non impegnandosi adeguatamente per favorire l’arrivo di nuovi traffici. Adesso la situazione sta precipitando e non sarà facile uscirne fuori.