“Con grande rammarico e col nodo in gola lascio, alla fine di agosto, questo porto e questo ruolo. Non certo perché ho sottoscritto un atto che formalmente sterilizza un altro, ennesimo, potenziale contenzioso “all’attivo” di questa Amministrazione. L’ho fatto perché la condivisione degli intenti, della visione e degli indirizzi e’ elemento fondante e imprescindibile per la guida di qualsiasi azienda e lo è a maggior ragione per un’azienda complessa e complicata come lo sono il porto di Civitavecchia e la gestione del sistema portuale del Lazio. E questa condivisione, che in alcuni momenti ho sentito e vissuto con l’entusiasmo che mi contraddistingue, è venuta meno irrimediabilmente per entrambi”.
“E, voglio aggiungere, non è un caso che ciò sia accaduto in uno dei momenti di maggiore difficoltà che la storia di questo porto sta attraversando ovvero una di quelle situazioni in cui non avere lo stesso passo, la stessa sensibilità e lo stesso “senso di orientamento “non puo’, a maggior ragione, essere consentito (e Civitavecchia non lo meriterebbe). Voglio ringraziare tutti coloro che in questi giorni incessantemente al telefono, per messaggio e a voce mi hanno fatto sentire forti affetto, stima, solidarietà e vicinanza e mi hanno esortato a resistere e a ripensare, con tutta la forza possibile, in attesa di un componimento che, sapevo, e sapevano, non ci sarebbe stato. Mi riferisco innanzitutto alla mia segreteria (loro sono uniche !), a tantissimi dipendenti e ai dirigenti: alcuni di loro veramente speciali! Ma anche ai rappresentanti delle organizzazioni sindacali e delle associazioni e agli operatori che ho avuto l’onore e il piacere di incontrare in questa esperienza: insomma il capitale umano che, per la maggior parte, porto con me. ….Civitavecchia post – Covid non riuscirà per molto tempo a ritornare la stessa: ha bisogno di andare “a pagina nuova”, come ci dicevano a scuola, e disegnare nuove “linee” ma senza strilli e gherminelle che tanto hanno danneggiato e danneggiano questo porto. Non sarà una strada in discesa perché l’emergenza, sanitaria e non solo, non restituisce ciò che ha trovato e, nel caso di Civitavecchia, già non sarebbe stato abbastanza. Oggi piu’ che mai le potenzialità inespresse devono essere rivolte a “costruire” (che è un valore diverso da “conservare”) un futuro industriale nuovo perché la logistica da sola non può, ed è scientificamente provato, reggere l’economia di un tessuto sociale così importante e questo richiederà, tra l’altro, sacrifici, forza e determinazione costanti e la collaborazione e la coesione di tutti.
Con il cuore e l’attenzione di sempre seguirò anche a distanza questo percorso sperando che un buon vento soffi per ognuno di voi”.
Roberta Macii