Domani, dalle 10,30, il Segretario generale del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria Donato Capece, accompagnato dai quadri sindacali del Lazio guidati dal segretario nazionale Maurizio Somma e dal delegato provinciale Massimiliano Mastracci, visiterà il carcere di Civitavecchia.
“Sarà una visita di solidarietà per esprimere vicinanza alle donne ed agli uomini della Polizia Penitenziaria che lavorano in carcere”, spiega Capece, “ma anche una occasione, l’ennesima, per denunciare le diffuse disattenzione ai problemi ed alle criticità della struttura”. Capece e la delegazione sindacale incontreranno il direttore ed il Comandante del carcere e visiteranno i posti di servizio interni, incontrando anche il personale di Polizia.
“Il lavoro in carcere è un lavoro oscuro, perché quando viene arrestato un pericoloso latitante la vicenda finisce sulle pagine dei giornali, ma tutto quello che accade successivamente, negli anni a seguire, è oscuro e non subirà la stessa sorte, non comparirà sulle pagine dei giornali né in televisione, non farà notizia”, evidenzia Capece. “E, invece, il Corpo di Polizia Penitenziaria a Civitavecchia ha dimostrato, negli anni, non soltanto di costituire un grande baluardo nella difesa della società contro la criminalità, ma ha anche dimostrato di avere in sé tutti i numeri, le capacità, le risorse, gli strumenti per impegnarsi ancora di più nella lotta contro la criminalità, per impegnarsi non soltanto dentro il carcere, ma anche fuori dal carcere”,prosegue il leader nazionale del SAPPE, il quale ricorda che lo scorso 31 maggio erano presenti nella struttura detentiva, che ha una capienza regolamentare di circa 350 posti, ben 498 detenuti, dei quali 229 stranieri. 27 le donne ristrette. Significativo della ‘turbolenza penitenziaria’ della CCNC anche il numero degli eventi critici accaduti nella Casa circondariale Nuovo Complesso nell’anno 2022, “dati importanti e fondamentali che poco si conoscono e che invece sono fondamentali per capire il duro e difficile lavoro dei poliziotti penitenziari”, sottolinea Capece. Nella struttura, si sono infatti verificati numerosi eventi critici: 58 atti di autolesionismo, 2 tentativi di suicidio sventati in tempo, 2 decessi, 37 colluttazioni e 49 ferimenti.
Ma Capece e Somma sottolineano che, a seguito della chiusura degli Ospedali Psichiatrici Giudiziaria, moltissime persone con problemi psichiatrici sono ristrette nelle carceri del Lazio e della Nazione e spesso proprio loro si rendono protagonisti di gravi eventi: “Il disagio mentale, dopo la chiusura degli ospedali psichiatrici giudiziari, è stato riversato nelle carceri, dove non ci sono persone preparate per gestire queste problematiche, mancano strutture adeguate e protocolli operativi. La Polizia Penitenziaria non ce la fa più a gestire questa situazione e nei prossimi giorni valuterà se indire lo stato di agitazione. Queste sono anche le conseguenze di una politica miope ed improvvisata, che ha chiuso gli ospedali psichiatrici giudiziari senza trovare una valida soluzione su dove mettere chi li affollava. Gli OPG devono riaprire, meglio strutturati e meglio organizzati, ma devono di nuovo essere operativi per contenere questa fascia particolare di detenuti”.
Il Sappe evidenzia infine come questa particolare tipologia di detenuti è responsabile di “vero e proprio vandalismo all’interno delle celle, dove vengono disintegrati arredi e sanitari, ponendoli nella condizione pure di armarsi con quanto gli capita per le mani e sfidare i poliziotti di vigilanza. Oramai questi detenuti sono diventati una vera e propria piaga in diversi penitenziari e per la loro gestione sarebbero necessari trattamenti specifici all’interno di comunità terapeutiche. Il carcere non può custodire detenuti di questo tipo, a meno che non vi sia un notevole incremento di organico della Polizia Penitenziaria e di specialisti di patologie psichiatriche”.