Dopo la visita della scorsa settimana al penitenziario di Aurelia, ieri pomeriggio il Sottosegretario alla Giustizia Cosimo Maria Ferri si è recato in visita alla casa di reclusione Passerini. Si è trattato di una visita già prevista e preannunciata dallo stesso Ferri alla direttrice del carcere Patrizia Bravetti. Il Sottosegretario ha dichiarato che la visita costituiva un passaggio importante per completare il monitoraggio sulle due strutture di Civitavecchia, per valutare la condizione degli edifici e prendere visione delle opere che possono essere messe in atto per migliorarne l’utilizzabilità nel quotidiano.
La casa di reclusione ha due reparti ristrutturati in perfette condizioni, così come alcune aree comuni, che possono essere anche utilizzate per il trattamento e per coinvolgere la società civile, al fine di creare quel ponte necessario per realizzare la completa rieducazione dei detenuti, anche attraverso una maggiore consapevolezza del mondo esterno rispetto alla realtà carceraria e di quanto occorra affrontare questi temi con umanità e rispetto della dignità della persona. La struttura, particolare per il valore storico di fortezza, e per la difficolta d’intervento, ha parti importanti non utilizzate, che necessiterebbero di complessi interventi di ristrutturazione. In particolare, gli interventi dovrebbero concentrarsi su due reparti detentivi, su alcune zone in cui si può sviluppare socialità, anche sulla Chiesa. Dovranno essere fatte delle valutazioni tra costi e opportunità perché, se da una parte la struttura può avere grande opportunità e ampi spazi, dall’altra, si deve tenere in considerazione quelle che sarebbero le spese per sviluppare queste potenzialità”. Il Sottosegretario Ferri ha anche sottolineato che l’area trattamentale è un aspetto positivo della realtà grazie al personale ed agli ampi spazi che la struttura offre nonche’ alla falegnameria che occupa alcuni dei detenuti in attività lavorative molto importanti nel percorso di reinserimento. All’interno delle aree verdi viene, tra l’altro, tenuta e curata anche una cavalla ipovedente, Nora, che è diventata un simbolo di affetto ma anche di valori per i detenuti e per il personale.