Puntuale come un orologio svizzero, ma nessuno poteva nutrire dubbi al riguardo, dalla mattinata del 2 gennaio, primo giorno lavorativo utile del 2020, il tempio crematorio di Civitavecchia ha ripreso regolarmente la sua attività. Era fermo praticamente dalla fine di luglio, da quando la società che gestisce l’impianto aveva annunciato di aver raggiunto il limite massimo di duemila cremazioni annue fissato per ragioni di carattere ambientale dalla convenzione stipulata con la precedente amministrazione comunale.
L’attuale amministrazione, peraltro, non aveva concesso alcuna deroga rispetto a quanto stabilito dalla convenzione, anche perché si attendeva l’esito dell’esame in corso al Tribunale di Civitavecchia, conseguente agli esposti presentati da Comitati e singoli cittadini su presunte anomalie nell’iter amministrativo che ha portato alla costruzione del forno crematorio. E proprio il mese scorso, il Giudice per le Indagini Preliminari ha disposto l’archiviazione dell’inchiesta, non avendo rilevato alcun elemento di rilevanza penale nelle procedure che hanno portato alla nascita dell’impianto. Ripresa regolarmente l’attività, la palla torna adesso a Palazzo del Pincio, che in qualche modo dovrà cercare di rivedere una convenzione che, al di là del numero massimo annuale delle cremazioni previste, non tutela assolutamente i residenti. Basti pensare che nel periodo compreso tra agosto e dicembre, quanti hanno dovuto usufruire di un simile servizio sono stati costretti a rivolgersi a strutture analoghe che si trovano a Viterbo e Siena, dovendo talora attendere più di una settimana. Sarebbe quindi opportuno prevedere magari una sorta di soglia di salvaguardia per i civitavecchiesi, magari ipotizzando il numero di possibili richieste di cremazione. Nel 2019, a fine luglio, i residenti che ricorsero al servizio furono circa 160. Si potrebbe quindi ipotizzare un numero di 300 cremazioni annue da riservare ai locali, che se non raggiunto entro metà dicembre verrebbe destinato ai forestieri per la differenza. C’è poi il discorso di carattere economico. Come anticipato dal Trc Giornale in un articolo di due anni fa, in altre realtà, come ad esempio a Viterbo, i residenti pagano meno di quota fissa rispetto ai forestieri. A Civitavecchia, invece, non è prevista alcuna forma di agevolazione.