Che Berlusconi si avviasse verso il declino, lo sapevamo. L’occasione delle amministrative di alcune delle più importanti città italiane, tra cui la capitale del Berlusconismo, Milano, ci dava un ulteriore moto di speranza di una inversione di tendenza. Anche se le divisioni all’interno dell’opposizione erano talmente forti da far sperare per niente bene. Invece la realtà ha superato l’inimmaginabile.
A Milano, da venti anni governata dalla destra, si giocava e ancora non è finita la battaglia più importante che potrebbe decidere anche il destino dell’attuale governo. Pisapia, vicino a SEL, candidato sindaco dalle primarie, supera di 6 punti percentuali la Moratti, e addirittura potrebbe vincere al ballottaggio.
A Bologna, il candidato del centrosinistra, vince al primo turno, superando di poco il 50%. Cosa eclatante è l’affermazione del movimento 5 stelle, con un pesante 10% dei consensi.
A Napoli il candidato De Magistris, snobbato dal PD e da SEL, supera il candidato del PD e va al ballottaggio con il candidato della destra.
Solo questi risultati anche se parziali, basterebbero ha dare il colpo mortale, all’ormai agonizzante Berlusconi. Ma il segnale importante che emerge invece è un altro. Tutta la classe dirigente del PD, in perenne rincorsa di tutto quello che si muove alla sua destra, viene sconfessata e viene invitata definitivamente a cercare l’unità con la sua sinistra. Berlusconi è morto, o quasi, ma il Berlusconismo no.
Questo è un segnale anche per noi. Per la nostra città l’appuntamento è fra un anno.
Moscherini e la sua cricca, dopo aver devastato la città, si apprestano a diventare solo un brutto ricordo. Sarebbe così, se il centrosinistra locale si preparasse alla tornata elettorale, unito intorno ad un programma. Invece i segnali che arrivano sono tutt’altri. Esperienza Saladini docet.
Il momento storico a Civitavecchia è favorevole. Come in tutta Italia, i civitavecchiesi sono stanchi della politica del fare gli affari propri, dei proclami seguiti dal nulla, dai continui scandali e dagli esempi di abusivismo che ormai hanno paralizzato la città. Sono stanchi di vivere in una città al collasso ambientale. Continuamente minacciata da altre bombe inquinanti e devastanti che non portano a nulla, se non lauti guadagni per chi le progetta e le realizza. Siamo arrivati al capolinea. E che si fa quando si arriva al capolinea? Semplice, si torna indietro. Se qualcuno non se ne fosse accorto, lo stiamo già facendo. La dichiarazione dell’AIA che obbliga Tirreno Power ha dismettere il quarto gruppo, significa proprio questo. Significa che Tirreno Power deve eliminare la ciminiera più alta che tutti i giorni vediamo nel nostro orizzonte. Vuol dire che saremo inquinati un po’ di meno. Bisogna continuare su questa strada. Si deve studiare una strategia dalle servitù energetiche che ci porti ad investire su uno sviluppo diverso e alternativo.
Questo sarà possibile se saremo in grado di creare una classe politica dirigente, che abbia a cuore il bene della città e non gli interessi personali. Bisogna ridare dignità alla politica. Non siamo tutti uguali. Bisogna farlo per obbligare Tirreno Power e l’Enel ha rispettare gli accordi. Se chi siederà al Comune non si piegherà agli ordini dei poteri forti, questo sarà possibile. Un altra città è possibile.
Il futuro, non potrà essere il Terminal Cina con tutta la sua piastra logistica, e tutto quello che si porta dietro, lascio a voi immaginare cosa, né la Megadiscarica. Il futuro sarà sviluppare il turismo che arriva dal movimento crociere del porto. I nostri territori sono fatti per questo. Parco dei Monti della Tolfa, le antiche vestigia etrusche di cui siamo circondati. Le terme che meriterebbero uno sviluppo diverso. L’Enel che si trasforma da quel mostro che è, in un sito di produzione di energie alternative. Da lavorare cè né tanto. Per fare questo non abbiamo bisogno di un Sindaco, un uomo solo al comando, ma di un gruppo fatto di gente onesta e preparata, che sia disposta a lavorare per la città. Non abbiamo bisogno né di grandi manager, né di inciuci, né dei Berluscones di sinistra, e sopratutto per vincere non abbiamo bisogno dei soliti saltaquaglisti. C’è quel famoso detto che dice ” dove hae fatto l’estate, fae pure l’inverno “. Berlusconi ultimamente non stà tanto bene, ha un po’ di febbre, ma il Berlusconismo è vivo e vegeto, e stà anche di qua. Quello che ci si presenterà frà un anno, sarà un appuntamento con la storia che non possiamo mancare.
Maurizio Rocchi