E’ un Pensiero del Lunedì diverso quello di questa settimana. Non ci occupiamo, come avviene di solito, di temi legati alla politica e allo sviluppo di Civitavecchia, magari conditi da qualche anteprima o indiscrezione dell’ultimo momento. Ci sembra doveroso occuparci di un civitavecchiese, di un grande civitavecchiese che ci ha lasciati. Nelle ultime ore sono stati tantissimi i messaggi che hanno ricordato ciò che Antonio Parisi è riuscito a fare e a rappresentare nel corso della sua vita.
Noi non vogliamo aggiungerci ad un coro che è stato perfetto, che non ha steccato una nota e ha saputo interpretare al meglio i sentimenti comuni in un momento tristissimo. Vogliamo, prendendo spunto da ciò che Antonio ha rappresentato per la sua Civitavecchia, fare un piccolo ragionamento su come una comunità cittadina sa rapportarsi con i suoi figli migliori. Antonio è stato un ottimo pallanuotista, uno straordinario istruttore di nuoto e pallanuoto, è riuscito a creare dal nulla una società sportiva riconosciuta a livello nazionale e fucina di tanti campioni, ha inventato una manifestazione che ha portato il nome di Civitavecchia in Italia e nel mondo. Eppure in vita non ha avuto particolari riconoscimenti dalla sua comunità. Quasi come se tutto ciò che ha fatto e rappresentato per la città dove è nato e vissuto fosse in qualche modo dovuto. Non sono pochi i civitavecchiesi che riescono a distinguersi in vari settori, da quelli imprenditoriali a quelli professionali, da quelli sportivi a quelli culturali. Magari riescono a dare lavoro a centinaia di persone, contribuendo a migliorare il benessere complessivo della città, oppure sono invidiati da altre realtà per il loro valore. Eppure non risulta che in qualche modo la comunità dove sono nati gli attribuisca qualche merito particolare. Non ci riferiamo ovviamente alle manifestazioni pubbliche di questi ultimi anni nel corso di varie sedute del consiglio comunale dove qualche rappresentante del mondo sportivo o della cultura ha avuto i suoi dieci minuti di riconoscimento. Ci riferiamo a qualcosa di più importante: al sentimento collettivo, al modo in cui una comunità riesce o meno a distinguere, a stimare e a valorizzare il concittadino che con il suo impegno, con il suo sacrificio e il suo talento è riuscito a fare qualcosa di importante, a valorizzare il nome della sua città. E ci vengono i brividi al pensiero che proprio questi personaggi vengono a volte criticati e anche osteggiati all’interno della loro stessa città. Civitavecchia, così accogliente con i forestieri, anche con quelli che non valgono intellettualmente e moralmente una cicca, non sa troppo spesso, riconoscere il valore dei suoi figli migliori. Come nel caso di Antonio Parisi. Nel suo ricordo, nel ricordo di un personaggio che altre comunità ci hanno invidiato, invitiamo i civitavecchiesi a una sana riflessione. Invece di incensare e valorizzare i nani e i ballerini forestieri e nostrani, si riconosca il valore dei giganti nati e cresciuti in città, li si faccia prendere a esempio dai più giovani. In questo modo la comunità avrà modo davvero di crescere, altrimenti resterà sempre appecoronata a raccogliere le briciole lasciate da altri.