Domenica 16 luglio, la giornata del grande incendio che ha devastato Civitavecchia con le fiamme che hanno divorato circa 250 ettari di territorio bruciando di tutto, è stata la peggiore del 2017 e degli ultimi anni anche sotto il profilo strettamente atmosferico. I dati pubblicati da Arpa Lazio, l’agenzia regionale per la protezione ambientale che ha in gestione il controllo delle centraline disseminate lungo il territorio cittadino, non lasciano adito ad alcun dubbio.
Per quanto riguarda in particolare le polveri sottili, infatti, nell’arco delle 24 ore si è abbondantemente superata la soglia di tolleranza di 50 microgrammi al metro cubo di aria fissata dall’Organizzazione Mondiale della Sanità e stabilita dalla legge. Nella centralina di Civitavecchia Faro si è infatti toccato il livello record di 120 microgrammi, mentre in quella di Villa Albani si è toccata quota 93, rispettivamente ben 70 e 43 punti in più rispetto al limite massimo previsto dalla normativa vigente per il PM10. Ben al di sotto e assolutamente nella media il dato di Civitavecchia Porto, di 37 microgrammi al metro cubo, perché nell’area marittima i residui dell’incendio, sviluppatosi soprattutto nella zona a nord est della città non sono arrivati. Ma la giornata del 16 luglio ha fatto registrare significativi incrementi anche nelle emissioni di ozono, con una media di 119, e di ossidi di azoto, con una media di 79, in entrambi i casi di molto superiore alla media delle misurazioni settimanali, ma, fortunatamente, al di sotto delle soglie di allarme stabilite dall’Organizzazione Mondiale della Sanità. In un quadro sicuramente preoccupante, perché domenica 16 luglio non è sicuramente stata una giornata tranquilla per le vie respiratorie dei civitavecchiesi residenti al di sopra della trincea ferroviaria, vi sono due dati confortanti: il primo riguarda l’assoluta eccezionalità dell’evento, visto che già il 17 luglio, ovvero il giorno seguente, tutti i parametri erano tornati nella normalità; il secondo riguarda invece il funzionamento delle centraline, messo più volte in dubbio negli ultimi anni quando venivano diffusi dati tranquillizzanti sulla qualità dell’aria. Le centraline, dunque, funzionano e misurano correttamente. Quando l’inquinamento c’è e si superano i limiti previsti dalla legge lo evidenziano, quando l’inquinamento non c’è, non possono certo inventarselo.