La sua idea su quello che è successo, la mancanza di vicinanza del Comune e anche un po’ di paura di ricominciare. Sono giorni difficili per Pino Sammarco, il commerciante di piazza XXIV Maggio al quale lunedì scorso è andato a fuoco il banco dove vende frutta e verdura. Con le indagini che sono ancora in corso da parte degli inquirenti sulla possibilità che le fiamme siano scaturite dopo un atto doloso e con i resti dell’incendio che sono in attesa della caratterizzazione per essere smaltiti essendo rifiuti speciali, lo storico operatore mercatale si è rimboccato le maniche ed è già ripartito con la sua attività, spostandosi nella parte centrale della piazza.
“Tanta gente – afferma Sammarco – non sa neanche che ho riaperto l’attività. Il nostro non è un mestiere particolare: non si può dormire, perché si mangia giornalmente con quello che si vende. Da quando è successo il danno non ho visto più il Comune, da cui mi aspettavo maggiore sostegno, soprattutto su come fare e come comportarmi dopo l’incendio. Io ho aperto, ma diciamo quasi abusivamente, anche se andrò a chiedere il permesso con una domanda che già ho preparato con la signora dell’ufficio Commercio. Per il momento ho soltanto la lettera di non apertura dalla sera stessa, di lunedì alle 10:30 di sera. Siamo stati chiusi due giorni, ma ho già della merce comprata per 6 mila euro che purtroppo mi sta andando a male. Quindi ho aperto, anche se la clientela è un po’ restia, anche per la vicinanza con i resti dell’incendio che sono ancora qua e che rende la situazione un po’ degradante. Nella migliore delle ipotesi il danno che ho subìto è di 30.000, tra cella frigorifera, materiale, bilance, registratore di cassa e tutto l’occorrente che c’era per lavorare. Il danno più grosso è che ci abbiamo messo cinque anni per arrivare a un buon livello. A 64 anni, iniziare da capo stavolta mi fa un po’ paura. Se mi sono fatto un’idea su quello che è successo? Certo, l’idea ce l’ho, ma la tengo per me. La mia è un’attività umile. Non vedo né invidia non vedo né concorrenza sleale, non so dove può essere arrivata questa cattiveria che c’è stata. Si parla di incendio doloso, il perché spiegatemelo voi”.