L’urbanizzazione avvenuta nell’ultimo secolo ha offerto senz’altro numerose opportunità, ma allo stesso tempo ha comportato una serie di problemi legati soprattutto all’inquinamento. Se quello ambientale e atmosferico sono ormai noti, esiste un’altra forma di inquinamento che sta diventando sempre più conosciuta ed è ormai al centro del dibattito pubblico e scientifico: l’inquinamento luminoso.
Come si può leggere anche nell’approfondimento proposto dal web magazine di Lyreco che spiega che cos’è l’inquinamento luminoso, questo fenomeno viene determinato dalla luce artificiale che, in modo diretto e indiretto, oscura il cielo stellato.
Si tratta di una condizione che rende invisibili le stelle alla maggior parte della popolazione mondiale, specialmente nei Paesi più sviluppati e in alcune zone del mondo.
L’inquinamento luminoso in Italia e nel resto del mondo
Per molte persone il cielo notturno è quasi completamente privo di corpi luminosi, ma in realtà senza le luci artificiali la volta celeste apparirebbe piena di stelle ed estremamente luminosa. Secondo l’Atlante mondiale dell’inquinamento luminoso, 8 italiani su 10 non riescono a vedere il cielo stellato, una percentuale piuttosto elevata ma in linea con la media mondiale pari all’80%. Negli Stati Uniti, invece, le stime indicano che il 99% della popolazione ha un cielo inquinato dalle luci artificiali e non può vedere questo panorama incontaminato.
Il Paese con il più alto tasso di inquinamento luminoso è però Singapore, l’isola città-stato asiatica situata a sud della Malesia, un importante centro finanziario globale con un elevato livello di ricchezza, dove la vista della volta stellata è preclusa alla totalità della popolazione. L’inquinamento luminoso è superiore al 90% anche in altri Paesi come Kuwait, Qatar ed Emirati Arabi Uniti, mentre i livelli più bassi si registrano in Madagascar, Repubblica Centrafricana e Ciad, dove oltre i tre quarti della popolazione può ammirare il cielo stellato senza l’interferenza delle luci artificiali.
Per quanto riguarda l’Italia, in base ai dati del The new atlas of artificial night sky brightness pubblicati sulla rivista Science Advances nel 2016, l’area più inquinata dalla luce artificiale risulta essere la Val Padana, un’area in cui è praticamente impossibile vedere il 90% dei corpi celesti, in particolare nelle zone di Torino e Milano e in tutta l’area della Brianza. Per osservare la Via Lattea rimangono soltanto delle piccole zone ancora incontaminate dalla luce artificiale, nello specifico alcune aree della Sardegna e dell’Alto Adige dove il livello di inquinamento luminoso è molto ridotto.
Cause e conseguenze dell’inquinamento luminoso
Le luci artificiali degli edifici, delle strade pubbliche e degli esercizi commerciali che rimangono accese tutta la notte oscurano la vista del cielo stellato alle persone, rendendo quasi impossibile vedere le stelle. Si tratta di una questione seria che comporta anche delle conseguenze sulla salute e il benessere della popolazione e non solo.
Secondo alcuni studi, infatti, l’illuminazione artificiale eccessiva provoca degli effetti negativi sulla vita umana, animale e vegetale, alterando alcuni meccanismi biologici legati all’alternanza del ciclo giorno-notte, ossia del ritmo circadiano.
Un utilizzo così elevato di luci artificiali durante le ore notturne causa anche un notevole spreco di energia e risorse, soprattutto se si considera che circa la metà dell’elettricità necessaria per alimentare queste sorgenti luminose viene utilizzata da luci non necessarie.
Come si può ridurre l’inquinamento luminoso
Il contrasto dell’inquinamento luminoso è oggi un obiettivo dell’Unione europea e di molti Paesi e amministrazioni locali. Per esempio, gli astronauti dell’ESA, l’Agenzia spaziale europea, stanno contribuendo a mappare l’inquinamento luminoso dell’Europa dallo spazio, per aiutare la comunità scientifica a monitorare la situazione e fornire indicazioni utili ai legislatori per ridurre questo fenomeno. La Regione Veneto, invece, ha emanato la legge 17/2009 in assenza di una normativa nazionale, tra i cui obiettivi c’è la riduzione dell’inquinamento luminoso.
Un intervento utile potrebbe essere sostituire tutti gli impianti luminosi non a norma, ovvero quelli che disperdono una quantità eccessiva di luce nell’ambiente, peggiorando in modo significativo l’inquinamento luminoso. Anche il corretto orientamento delle luci stradali potrebbe favorire una minore riflessione di luce nell’ambiente, oltre alla regolamentazione dell’utilizzo delle lampade a LED che emettono luce fredda, quella che causa i maggiori problemi.
Si potrebbero anche progettare meglio i sistemi di illuminazione notturna degli edifici, affinché la luce non si disperda verso il cielo ma rimanga bloccata dalla sagoma della struttura.
Ovviamente, anche l’innovazione tecnologica può aiutare a contrastare l’inquinamento luminoso, ad esempio sviluppando nuove sorgenti luminose a basso consumo ma anche meno soggette alla dispersione dei fasci luminosi nell’ambiente, oltre all’adozione di luci temporizzate che si attivano solo quando necessario.