“La convenzione va semplicemente modificata sotto l’aspetto del consenso informato”. Lo sostiene il Movimento per la Vita, che interviene sulla questione della convenzione tra la Asl Roma 4 e la onlus “Difendere la Vita con Maria” per l’inumazione dei feti. Secondo l’associazione l’accordo tra le parti non va revocata, in quanto il protocollo di intesa costituisce il frutto di anni di paziente lavoro svolto con competenza e rispetto reciproco.
“La revoca in toto dell’atto – affermano dal Movimento per la Vita – deluderebbe le aspettative della onlus e di tutte quelle donne che invece avvertono l’esigenza di essere informate sulla possibilità di dare sepoltura ai propri figli quando la gravidanza non si è conclusa o è stata interrotta”. Il Movimento per la Vita racconta anche che la onlus ha nel frattempo provveduto al regolare acquisto del terreno nell’area del Cimitero Nuovo e ad altre costose incombenze tecniche, proprio allo scopo di offrire un servizio gratuito e senza spese per quelle madri che lo desiderano. “Per questo motivo – proseguono – adottare una revoca tout court della delibera da parte della ASL suonerebbe come una nota stonata, dopo anni di accordi e trattative. Non sarebbe forse un affronto a tutte le donne che lo desiderano, negare il diritto di dare sepoltura al bambino non ancora nato, che non hanno potuto o voluto accogliere? Queste donne e madri – e molti casi sono capitati anche nella nostra associazione che ignoravano tale possibilità – hanno il diritto di essere informate sulla facoltà, riconosciuta dalla legge, di operare o meno la scelta di inumare il feto o l’embrione abortito. Lo dicono le leggi, lo dicono le circolari ministeriali. La stessa Corte Costituzionale ha affermato con sentenza n. 229/2015: “l’embrione, quale che ne sia il più o meno ampio, riconoscibile grado di soggettività correlato alla genesi della vita, non è certamente riducibile a mero materiale biologico”, così come il Comitato nazionale di bioetica, da tempo ha ritenuto doveroso “trattare l’embrione umano, sin dalla fecondazione, secondo i criteri di rispetto e tutela che si devono adottare nei confronti degli individui umani a cui si attribuisce comunemente la caratteristica di persone..”. Naturalmente l’iniziativa di ADVM, a nostro avviso, non minaccia in alcun modo la laicità dello Stato, (che anzi ne viene rafforzata, attuando principi di sussidiarietà e di solidarietà), non impone niente a nessuno. Del resto non ci sembra giusto che tale associazione, di matrice cristiana e cattolica, debba essere fatta segno di discriminazione e delegittimazione ad intervenire in uno spazio pubblico, ma ne ha pieno titolo, allo stesso modo in cui è consentito, a qualsiasi altro ente privato, agire pubblicamente, nel pieno rispetto della Costituzione e delle leggi dello Stato. Siamo pertanto fiduciosi nell’operato della ASL ROMA 4 in merito all’osservanza degli accordi presi con ADVM, ratificati più volte con atti perfettamente legittimi. Se accadesse il contrario, sarebbe una grossa delusione per i moltissimi utenti e cittadini che stimano ed apprezzano l’operato della dirigenza della nostra ASL, che in questi anni si è fatta inanemente apprezzare per capacità, professionalità ed equilibrio nel gestire l’azienda sanitaria locale”.