L’Italcementi, che occupa tuttora circa sette ettari del centro urbano, sembra volere far parlare di sé anche dopo la sua dismissione.
L’insediamento del cementificio è stato molto importante, come tutti sanno, nella storia dello sviluppo industriale cittadino. L’avvio dell’attività a fine ottocento, poi il potenziamento, il cambio di proprietà, il collegamento teleferico coi Sassicari, l’innalzamento delle due ciminiere, il raccordo ferroviario con la Capranica – Orte, il decollo degli anni trenta. In seguito, la riparazione dei danni causati dalla guerra, il funzionamento a pieno regime negli anni della ricostruzione e in quelli del boom economico, peraltro caratterizzati dalle aspre lotte tra operai e proprietà: proteste, scioperi, occupazioni, sgomberi e serrate, interventi dei celerini, solidarietà di forze politiche e sociali verso i lavoratori.
E inoltre, come le generazioni della terza età ricorderanno, i candidi fiocchi di cemento che sparati dai fumaioli si spandevano sulla città, poi sostituiti da una polvere grigia forse conseguente all’invecchiamento subito dagli impianti. Che, non più rinnovati, portarono a una progressiva contrazione della produzione, più tardi trasferita altrove.
Un bilancio in chiaroscuro per Civitavecchia. La fabbrica, è vero, ha garantito nel tempo non pochi posti di lavoro e un reddito a molte famiglie alle quali ha pure fornito un alloggio; ha però procurato l’insorgenza della silicosi in molti operai, e il loro prematuro decesso. Ma quelli erano tempi in cui la coscienza ambientale e la sicurezza sui luoghi di lavoro muovevano i primi passi.
Ora, però, che i tempi sono cambiati anche sul fronte della salute e dell’ambiente , una grossa preoccupazione si è diffusa nella popolazione che assiste al transito di mezzi pesanti che – con discrezione – stanno svuotando dei rottami ferrosi la vecchia struttura in via di demolizione. Data la vetustà della fabbrica, che non è esagerato definire un esempio di archeologia industriale, non sarà che la rimozione riguarda anche l’amianto, materiale che un tempo veniva largamente impiegato in ogni genere di costruzioni ? E se sì, si opera in ottemperanza delle prescrizioni in materia?
Noi del POLO CIVICO non sappiamo se nel cementificio sia o meno contenuto dell’amianto, e se si stia o si debba provvedere alla relativa rimozione. Supponiamo che gli uffici preposti all’autorizzazione e al controllo delle operazioni di cui stiamo parlando stiano facendo la parte che loro compete a norma di legge.
Pensiamo, in ogni caso, che al Sindaco, massima autorità sanitaria a livello locale, competa di accertare quanto sta avvenendo e di rassicurare formalmente la popolazione che nell’abbattimento della antica fabbrica e nei lavori ad esso antecedenti e susseguenti non esistono né si configureranno estremi di pericolo per la salute e la sicurezza delle persone che sono dentro e fuori del cementificio.
IL CONSIGLIO DIRETTIVO