Mentre si discute dell’inquinamento prodotto dalle navi, continua a tenere banco la questione della Costa Concordia. Un’occasione persa che alcuni in città non riescono ad archiviare. Sulla vicenda torna all’attacco il gruppo consiliare del Pd, mentre l’ex candidato sindaco Petrelli si interroga sullo sviluppo del porto e sui rapporti con le società armatrici.
Dopo la lettera al premier Renzi per chiedere di attuare il protocollo d’intesa per il completamento del Piano Strategico dell’hub portuale di Civitavecchia, il gruppo consiliare del Pd nei giorni scorsi ha attaccato a testa bassa sul caso Concordia.
Va oltre questa vicenda invece la riflessione fatta da Vittorio Petrelli. Rivolgendosi al sindaco Cozzolino, il presidente dell’associazione Ripartiamo dai Cittadini chiede se porterà al tavolo appena instaurato con l’Autorità Portuale le questioni delle recenti selezioni della Costa Crociere solo a Genova e del rapporto che un operatore commerciale dovrebbe avere con il territorio ospitante. “È un quesito che nasce spontaneo – afferma Petrelli – dopo che è sfumata la demolizione della Costa Concordia nonostante la nave fosse a poche miglia dal nostro scalo e si è consentito un tragitto che prevede l’attraversamento persino di un’area protetta marina. Miracoli della politica, non certo quella nostrana. Se si vuole puntare sul porto come volano dello sviluppo non possiamo rimanere indifferenti ad un modus operandi della Costa Crociere e degli altri operatori che vedono il nostro scalo solo come una colonia dei vecchi tempi, per niente interessati allo sviluppo del territorio ospitante. Alla Costa Crociere non importa se le ciminiere delle navi regalano al territorio quintali di emissioni inquinanti. Contrariamente si preoccupa di completare il proprio business relazionandosi con tour operatori romani. Eppure solo qualche anno fa la nostra Autorità Portuale ha permesso una concessione che andò alla ribalta delle cronache nazionali e che vide impegnato persino il Tar regionale, una concessione quarantennale di tutte le banchine crocieristiche ad una spa che è riconducibile anche alla proprietà della Costa Crociere. Quale sviluppo vogliamo augurarci dal porto? Non sarà il caso che la politica locale apra un dibattito ed i rappresentanti istituzionali si muovano nelle sedi opportune invece di andare con il cappello in mano per chiedere il solito favore, spesso personale? Vogliamo partecipare ai tavoli stando seduti assieme agli altri commensali, o dobbiamo, come troppo spesso è successo recentemente, stare sotto il tavolo a raccogliere le briciole?”.