Potrebbe avere effetti dirompenti anche sotto il profilo strettamente giudiziario la cosiddetta guerra delle banchine in atto da tempo tra la Rtc, la società del gruppo Msc che gestisce da anni il terminal container, in verità con risultati numerici non propriamente eclatanti, e la Cfft, la società italo-belga che si occupa del traffico della frutta e che effettua le operazioni alle banchine 25 e 26 dello scalo marittimo locale.
Rtc sostiene che siccome la frutta arriva all’interno di contenitori deve necessariamente essere scaricata nelle apposite banchine che ha in concessione. Cfft, dal canto suo, forte anche della volontà degli importatori della frutta che non vogliono scaricare nell’apposito terminal container, effettua le operazioni autonomamente e si è recentemente dotata anche di due gru semoventi. Nel mezzo della querelle, l’Autorità Portuale aveva chiesto un parere al Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici. Come già spiegato in un nostro precedente servizio, il parere del Consiglio non era stato del tutto chiaro, rimandando di fatto la palla a Molo Vespucci. Di concreto, il parere aveva sostenuto che un traffico di merce custodita in contenitori potrebbe essere legittimamente gestito dalla Cfft solo se occasionale, senza comunque specificare i termini temporali dell’occasionalità. Dopo il parere, comunque, non c’è stata alcuna decisione ufficiale da parte dell’Autorità Portuale, a parte la convocazione di Cfft per un confronto particolarmente lungo. Ma evidentemente, come spiega in un articolo Ship 2 Shore, il magazine di economia del mare e dei trasporti, Rtc ha dato una interpretazione diversa del parere del Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici e, dopo aver chiesto a Molo Vespucci un intervento risolutivo, ha deciso alla fine di rivolgersi alla Magistratura. Secondo Ship 2 Shore, dopo aver preparato una maxirichiesta di risarcimento danni ed aver denunciato l’occupazione abusiva di suolo pubblico da parte della Cfft, la società del gruppo Msc si è rivolta alla Procura, coinvolgendo questa volta direttamente l’Autorità Portuale ventilando un abuso d’ufficio da parte dei vertici dell’ente.