Un Pasquino pasquale poco incline ai festeggiamenti e alla consegna della colomba della pace. Il sonetto che questo sabato ci consegna l’anonimo poeta dialettale è infatti all’insegna della riflessione di carattere politico. Una riflessione che mette a confronto il nuovo con il vecchio per arrivare alla conclusione che forse era meglio quando era peggio. Il titolo del sonetto è “Er novo è bello”. Cliccare per leggerlo.
Er novo è bello
Un tempo se diceva: er novo è bello,
Quello ch’è vecchio deve annà in pensione,
Bisogna approfittà dell’occasione,
Mo pijjamo noi in mano er manganello.
E allora chi era prima a pecorone
S’è messo su le spalle un ber mantello,
Nun vò fà più la parte der zimbello
E pja l’esempio proprio da Catone.
Solo che si apre bocca adè finito:
Nun è che ve lo dico pe dileggio,
Ma cià er cervello che nun è nutrito,
E l’uso de la lingua è un sacrileggio.
Er cittadino dice assai avvilito:
Adera mejjo quanno adera peggio.
Pasquino dell’OC
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