Una volta c’era il bagnetto della domenica, magari davanti alla stufa economica a pieno regime, in cucina, dentro un gettacqua di zinco. A casa mia ora c’è il sabato delle pulizie. Il giorno, l’orario, ovviamente, li ha decisi Loretta, la signora, ovviamente rumena, che viene da noi da tanti anni. E, a casa mia, il sabato mattina, c’è un preciso codice di comportamento da suguire. Alzarsi molto presto per non farsi trovare in ciabbatte da Loretta, sgombrare il campo per facilitare le operazioni della suddetta, non intralciare il dispiegamento di mezzi necassari per le pulizie.
Nessuna scappatoia, bisogna rassegnarsi: trovarsi una mèta, un rifugio per tutta la mattinata lontano da casa oppure barricarsi nello studio munito di cuffie fino alla fine delle operazioni. E, sì, perché Loretta è una specie di ciclone: porte e finestre spalancate anche d’inverno, divani e poltrone, sedie, tavoli ribaltati, tappeti strapazzati, il folletto sempre in moto. Una gran simpatia, una affetto vero per lei che, dopo aver suonato ripetutamente il campanello, si presenta con un “buongiorno” con lo stesso tono e la stessa inflessione tipica di tanti doppiatori di personaggi russi che il cinema americano collocava in improbabili trame per creare una punta d’esotismo. Ricordate i tre commissari inviati a Parigi dal governo sovietico e l’inflessibile ispettrice Nina Ivanova, la Ninotchka-Greta Garbo del film capolavoro di Lubitsch? E poi, come da programma, ormai da anni, l’inizio lavori ha il suo preludio in cucina, nel talk show domestico, imbastito da mia moglie. Caffé, qualche pasticcino e le notizie di famiglia. I figli all’estero, i parenti in Romania, l’infinità di conoscenti in tutta Italia. A tenere banco, in questo periodo, sono le opportunità di lavoro che offre l’Inghilterra, alcuni amici “rifugiati”, spaventati dal terremoto nel maceratese, e il digiuno di Natale, i fioretti. Sì perché Loretta è ortodossa, cristiana non solo a parole, e osserva le regole. Ha una forza e un dinamismo unici, ma è un po’ pienotta, e questa astinenza le farebbe bene. E così, dice a mia moglie che lei niente carne e niente di niente, ma i fagioli sì, le olive nere greche sì, la polenta sì. E finisce per raccontare dei pranzi molto sostanziosi della domenica quando cristianamente invita alcune badanti libere dal lavoro e senza un granché da mangiare. Al talk show è il momento della pubblicità e dell’inizio lavori. Il secondo break arriva verso le dieci e mezza: coca cola zero e quadratini di pizza bianca. Dal personale, si passa alle notizie dal mondo. Così Loretta racconta le ultime dalla città. Con la sua rete fittissima di contatti e conoscenze non le sfugge niente. E la novità più recente, fresca fresca, lo scoop che quasi urla è che “vostro sindaco ha ore contate! Sì perché ha detto mia signora … tutto pronto per firme dal notaio”. In questo momento clou delle ultimissime vengo coinvolto anch’io. Per una conferma. Che posso dire? Che è possibile, è vero, ci si aspetta di tutto. E, mentre ritorno nel rifugio, su per le scale, e sfuggo all’onda durto della radio che Loretta posizione a palla su RDS, mi sovviene il Palio di Siena, l’immagine dei fantini al canapo nella snervante mossa. Sì, potrebbe essere così proprio come le ha detto la signora. La giunta stellare che perde pezzi, le invidie, le contrapposizioni, alla luce del sole: stelle, sole, magari le lune dei cittadini che vorrebbero d’altro e di meglio. La Piccola Città sta per essere coinvolta nell’ennesimo palio, ma qui non ci sono le contrade; ci sono i fantini che sono pronti a gettarsi nella corsa, senza esclusione di colpi. In proprio. E li vedo tutti, uno per uno, queste figurine della politica cittadina che hanno annusato l’aria, si muovono e allenano giorno e notte per arrivare a raccattare le firme per far cadere l’ennesino sindaco. E ognuno col frustino in mano è convinto di essere il designato, di arrivare, da solo, al traguardo. La mossa si presenta lunga, nel continuo spintonare per trovare l’assetto di partenza si fanno accordi, alleanze, ovviamente tutte contro. Questo mio è un gioco che si proietta nel ricordo del Palio, quello vero: una gran confusione, una baraonda infinita, pigiato in piazza del Campo per intravedere e ascoltare il vocio poi le urla. Qui tutto tace, tutto si muove sottotraccia, nei salotti notturni delle solite vecchie glorie, i Gino Latilla e Carla Boni della politica cittadina che cercano d’inventarsi qualche fantino da gettare in pista. Lascio stare i nomi: i soliti, gli stessi, di chi ha sempre giocato alla cianchetta. I partiti, le contrade? Nella Piccola Città esistono di nome, di fatto al massimo c’è qualche ostaggio, un palo messo lì, in attesa dell’entrata in gara del fantino vero e del cavallo giusto. Tutto qui. Il notaio intanto aspetta. Chissà se sabato prossimo Loretta porterà qualche novità. Intanto le vecchie cornacchie spennacchiate del No infastisticono i pochi avventori del mercato. E il primo cittadino se la ride, e fa bene, sul motorino, lo schizzetto regalato dall’Enel.