Si rinnova una delle tradizioni più radicate nella cultura cittadina: la Processione (Pricissione) del Cristo Morto. Il rito, che ricostruisce le 14 stazioni della passione e morte del Nazareno, si rinnova con il lungo corteo curato dall’Arciconfraternita del Gonfalone. Un lungo itinerario che si dispiega per le vie del centro cittadino con partenza e arrivo nel cuore pulsante della chiesa della Stella. E come ogni, sarà trasmesso su Trc (ore 21:45) uno speciale di Album, con una ricostruzione della storia della Processione e la cronaca dell’edizione di quest’anno.
Le stazioni, i misteri, le statue che scandiscono il travaglio, l’offesa, le sofferenze del Cristo arrestato, impriogionato, processato e poi condannato alla croce. Sono i tempi che scandiscono la Processione del Venerdì Santo che si muove con il suo lento, infinito corteo fra la folla nell’aria fresca della sera di primavera. Un lento incedere, cadenzato, con i figuranti che rievocano la passione nei suoi momenti salienti con le statue del Cristo che raccontano il drammatico procedere verso il Golgota. E poi le insegne a lutto della Confraternita della Morte, i cavalieri di Malta, fino al crescendo straziante che le due bande sottolineano con le note accorate e toccanti, fino all’inconfondibile, crescente sferragliare delle catene dei penitenti sul selciato. Nel silenzio, procede la lunga teoria degli incappucciati con le pesanti catene alle caviglie, le croci sulle spalle, la testa bassa nello sforzo di un rito che si rinnova, di una scelta che viene dal basso, dal sentire popolare. E poi il carro del Cristo Morto seguito dalle tre Marie, attonite e surreali che chiudono la Processione, il sacrificio estremo che presagisce la Resurrezione, il sacrificio ripagato, la Pasqua.