Una normativa che è stata approvata con 28 voti a favore e solo 5 contrari, e che punta a reintrodurre in tutto il Lazio la coltivazione della cannabis sativa, ovvero la canapa, per scopi alimentari, industriali e farmaceutici. In sostanza un supporto a 360 gradi per la coltivazione della canapa e di tutta la sua filiera, attraverso una serie di progetti pilota sperimentali con un obiettivo preciso: ridare lustro ad una attività che in passato era stata piuttosto praticata e redditizia in ambito agricolo e industriale, e sulla quale l’interesse degli utenti sta tornando a livelli piuttosto alti.
Anche nel territorio di Civitavecchia, come avevamo raccontato alcuni mesi fa in occasione di un seminario sulle enormi potenzialità della canapa in campo industriale.
Si parla quindi di impiegare la canapa per le finalità più disparate, quali la bonifica di terreni inquinati dai metalli pesanti; la produzione di mangimi per animali; la cosmetica; la bioedilizia; il tessile; la produzione di energia alternativa.
Niente a che vedere, come gli stessi promotori della legge hanno voluto evidenziare, con la coltivazione dei semi di cannabis per uso ricreativo e quindi con l’uso di principi attivi psicotropi contenuti nella pianta. Fattore che, secondo i sostenitori della norma, aveva contribuito a far cadere in disgrazia la pianta della canapa, proprio perché accostata erroneamente e per un atavico pregiudizio alla coltivazione della cannabis per uso stupefacente. Ad onor del vero, sia a livello regionale che nazionale, in questo ultimo periodo si sta discutendo riguardo ad una normativa che possa, entro limiti tassativi e ben definiti, regolare anche l’uso ricreativo personale della pianta; in ogni caso si è al momento ancora molto distanti da una conclusione del dibattito, e ad ogni modo, come detto, questo ambito non è oggetto della legge recentemente approvata dalla regione Lazio.
Fatta chiarezza su questo tema, si procederà ora al reinserimento della canapa tra le coltivazioni ordinarie della regione Lazio, anche grazie ad un fondo di 600mila euro quale contributo da erogare nel prossimo biennio a soggetti che vorranno lanciarsi in questo settore.
La fase iniziale del rilancio della canapa passerà infatti attraverso un numero limitato di progetti pilota che facciano da apripista, per arrivare poi, in una fase successiva, al reinserimento vero e proprio della canapa nell’agricoltura del Lazio.
Per poter usufruire dei fondi stanziati nella fase di lancio, si dovranno presentare progetti sperimentali ad esempio sull’utilizzo floro-vivaistico della canapa; sulla produzione di semi per uso alimentare; su progetti riguardanti l’impiego della canapa in bioedilizia, bioingegneria, settore tessile o industriale.
Interessante soprattutto la questione cui si faceva cenno in precedenza relativa al progetto di fitodepurazione, che riguarda quindi l’uso della canapa per finalità di bonifica di territori inquinati. Un’idea già sperimentata in altre regioni come la Campania o la Sardegna.
Nel concreto, la bonifica riguarderà terreni inquinati di tre zone: la Valle del Sacco, la Valle Galeria e le aree in prossimità degli impianti termoelettrici proprio della zona di Civitavecchia. Si fa riferimento alla centrale a carbone della Enel di Civitavecchia, che da anni crea polemiche ed allarmismi nella popolazione locale per il rischio di inquinamento.
Ebbene anche il nostro territorio sarà toccato dalla sperimentazione di questa novità, l’uso della canapa per finalità agricole e industriali. Un processo che da altre parti ha già generato risultati di tutto rispetto e che ora anche la regione Lazio si appresta a provare.