“A egregie cose il forte animo accendono/l’urne de’ forti, o Pindemonte; e bella/e santa fanno al peregrin la terra/che le ricetta…”. Non è certo il caso di scomodare il Foscolo e i Sepolcri, perché il contesto è diverso, e sarebbe fuori della storia parlare di eroi e di gesta epiche. Ma la terra che ricetta i personaggi illustri della nostra città è quanto meno inospitale, e suscita solo tanta rabbia. Un’offesa a questi illustri concittadini l’emiciclo che s’incontra nel cimitero vecchio, che da lontano, coperto dalle tombe, fa un bell’effetto d’insieme e poi quando ci arrivi si presenta nell’abbandono più completo.
Pavimento saltato in più punti, calcinacci dappertutto, muri senza intonaco e cappelle che sembrano messe lì da un abile scenografo di film horror. Un unico respiro di vita: un cartello, neppure troppo recente, che dice di stare attenti e di non camminare sotto i cornicioni perché si rischia che qualcosa ti cada fra capo e collo. E poi, gli uomini illustri, i padri della patria di cui si parla tanto nelle iniziative culturali a tappeto, nelle pubblicazioni, di cui si vagheggiano chissà quante e quali inziative, messi lì con i mezzi busti divorati dal tempo della più colpevole incuria. Le immagini parlano molto di più delle parole: che dire di Calamatta, di Cialdi, degli Alibrandi, di padre Alberto Guglielmotti? Stanno lì come in un set cinematografico di Cinecittà, usato per girare il film e poi abbandonato a se stesso. Una brutta impressione che stride con la cura dei singoli cittadini per le sepolture che si trovano in gran parte del cimitero. Tante segnalazioni, proteste, appelli, e il degrado avanza. Si dirà che la cura, il recupero riguarda le famiglie. E si risponderà con il buon senso che questi sono personaggi che hanno lasciato traccia in città e che la loro famiglia, gli eredi sono i cittadini e chi li governa dovrebbe intervenire. Ma lo scempio resta lì, sotto gli occhi di tutti.