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Il traffico dei container, autentica cenerentola nello scalo marittimo di Civitavecchia che sta un pochino crescendo negli ultimi mesi grazie soprattutto alla movimentazione di frutta della Civitavecchia Forest Fruit Terminal, sembra destinato a rimanere tale. Non solo, infatti, resta del tutto oscuro il futuro della darsena grandi masse, ovvero il grande terminal container del terzo millennio, che potrebbe rimanere un’opera incompiuta, ma Civitavecchia non entrerà sicuramente nella “Via della Seta”, il faraonico progetto messo in essere dal governo cinese per ampliare ulteriormente i traffici commerciali da e verso l’Europa.
Per quanto concerne la darsena grandi masse, putroppo, non si registrano sostanziali novità. La decisione del Gruppo Gavio di uscire dalla Compagnia Porto Civitavecchia ha fatto praticamente mancare il maggior investitore privato di un’opera che dovrebbe costare circa 500 milioni di euro, 300 dei quali dovevano essere garantiti proprio dai soggetti privati. Al momento la conclusione dell’opera rimane avvolta nel mistero e i bandi emanati dall’Authority per cercare nuovi investitori non hanno prodotto alcun risultato positivo. Una speranza poteva essere quella dell’inserimento di Civitavecchia nei mega progetti cinesi di quella che viene chiamata la “Via della Seta”, ovvero il programma “One belt one road” che prevede investimenti per centinaia di miliardi di dollari in infrastrutture. Investimenti necessari a favorire lo sviluppo dei collegamenti tra l’Estremo Oriente e l’Europa per un ulteriore incremento dell’import-export. Invece, proprio nel corso della recente visita a Pechino del Presidente del Consiglio Gentiloni, è emerso che l’intenzione del governo cinese è quella di investire nei porti di Genova e Trieste, con Civitavecchia tagliata irrimediabilmente fuori. E questo in un momento nel quale proprio l’import-export con la Cina sta facendo decollare il traffico dei contenitori in tutto il mondo con importanti ricadute sotto il profilo occupazionale.