“Correva l’anno 1920 (quasi cento anni or sono) quando un gruppo di nostri nonni e bisnonni fondarono la Civitavecchiese partecipando al campionato di terza categoria . Ne e’ passata di acqua sotto i ponti,ci sono state dittature ,guerre,distruzioni,crisi economiche e quant’altro ma la Civitavecchiese,oggi Civitavecchia e’ sopravvissuta a tutto”.
“D’accordo ,di quel Civitavecchia poco e’ rimasto,fusioni,fallimenti e gestioni a volte disastrose l’hanno ridotta maluccio ma, vivaddio, e’ ancora viva e patrimonio di una città .Sul suo logo,in grande evidenza ,c’è l’albero dell’Ottimo Consiglio di Leandro ,padre della Città ,lo stemma di tutti noi,da chi e’ venuto alla luce oggi ,da chi nascerà domani sino al più vetusto dei nostri concittadini. Quello stemma,quel nome,”Civitavecchia” e i colori neroazzurri da un secolo raggiungono ogni angolo della penisola ,dal tacco,alla punta con isole comprese. Hanno conosciuto anche un titolo nazionale .Portano ovunque un segno della nostra esistenza ,portano ovunque un segno che siamo vivi nonostante tutto il marcio che ci circonda,portano ovunque i nostri ragazzi ,i loro sogni futuri,le speranze di vita. E’ sopratutto grazie al calcio che abbiamo ospitato è conosciuto connazionali di altre regioni. Abbiamo importato ed esportato abitudini e tradizioni,ci siamo reciprocamente scambiato culture. Molta gente,purtroppo i più e ancora più purtroppo riferendomi a chi occupa i civici scranni,non ha ancora compreso ,ed è grave,che questo gioco (ma non dimentico altre disclipline), non va inteso solo come ventidue ragazzotti che tirano due calci ad un pallone sopra un pezzo di terra rettangolare e poco importa se sopravviva o meno ma come uno strumento atto a creare economia e beneficio per la collettività tutta. Chi fa il mio lavoro guarda il calcio sotto un ottica gestionale più che agonistica e la sopravvivenza economica e’ la nostra priorità ,non potrebbe essere altrimenti. Per chiarire un po il concetto calcio/economia/benefici per la collettività potrei fare decine di esempi ma ne rappresento uno che reputo fra i più importanti. Una gara di calcio smuove ,ovviamente rapportando la categoria di appartenenza,da migliaia a centinaia di persone. Tifosi al seguito ed anche addetti ai lavori come osservatori,tecnici e quant’altro. Queste persone,usufruendo delle nostre strutture, alberghi ,ristoranti,bar,negozi ecc.spendono danaro prezioso per gli esercenti e va a beneficio di tutto un paese. Quindi basterebbe questo per far si che la collettività si senta in dovere di sostenere la propria squadra anche economicamente .In ogni società dove sono stato i comuni non hanno mai negato il loro supporto. Mi rammarica enormemente la querelle di questi giorni è il ventilato sfratto del Civitavecchia dallo storici stadio Fattori. Fa male leggere queste cose,non dovrebbero accadere.
Nel tipo di calcio di appartenenza del Civitavecchia non esiste fine di lucro. Sono dilettanti partecipanti ad un campionato modesto ,le esposizioni di chi dirige la baracca sono a fondo perduto ed aiutarli dovrebbe essere quasi obbligo. Il comune in questi casi dovrebbe essere padre e non patrigno,dovrebbe curare questa realtà malmessa ma preziosa e non minacciarne l’estinzione. Un buon amministratore cercherebbe di aiutare il figlio malato anche andando a bussare personalmente a qualche porta importante,e non parlo di ENEL,alla quale magari non si è esitato di bussare altre volte per fini meno nobili. In questa allucinante vicenda sono ,ahimè ,portato a credere a conseguenze di antipatie personali più che economiche .
È’ dal 1983 che ho lasciato il Civitavecchia ,quando ci entrai avevo i pantaloncini corti e le bretelle. Per me è stata l’amata squadra del mio paese a lei ho donato gli anni più belli . Se il calcio mi ha dato da vivere e’ al Civitavecchia che devo dire grazie. Devo dire che l’unica volta che sono dovuto essere accompagnato a casa dalla polizia fu quando tornai a Civitavecchia con la lodigiani ma tant’è ,a chi ti ha cresciuto si perdona tutto. Dovevo questa mia riflessione verso i nerazzurri ,per me stesso,per chi ci è stato e sopratutto verso chi ci sarà e per chi saprà riportarla ai fasti di una volta”.
Enzo Di Maio