Si è concluso il processo sull’eccidio di Sant’Anna di Stazzema, una delle più orribili ed efferate stragi compiute dai nazifascismi in ritirata, costata la vita a 560 civili tra donne, bambini ed anziani inermi. Per i dieci imputati la sentenza è stata comune: l’ergastolo. Al riguardo si registra un intervento dei Democratici di Sinistra. Cliccare sul testo per leggere l’intervento integralmente. La soddisfazione per l’esito del processo non può far dimenticare che sono trascorsi ben 61 anni da quel 12 agosto 1944, quando la 16å Panzergranadierdivision SS cinse d’assedio S.Anna di Stazzema, un piccolo paese arroccato sulle colline versiliesi.
La sentenza di ieri, pur avendo una valenza simbolica, in quanto nessuno degli ultraottanenni criminali condannati finirà in carcere, costituisce un aforma di risarcimento morale per i sopravvissuti e per i familiari delle vittime; per tutti noi deve essere motivo di riflessione sullo stato di inerzia burocratica e giudiziaria in cui versa il nostro paese.
Eppure le forze anglo-americane istituirono a un solo mese di distanza dall’eccidio una commissione d’inchiesta che indicava già allora i nomi dei responsabili e i cui atti furono trasmessi alla procura militare di Lucca, per finire poi a Bologna e infine a Roma, dove vennero occultati, sul finire degli anni 50, con la dicitura di “archiviazione provvisoria”, un istituto che non esiste nel nostro ordinamento giudiziario; solo nel 1994, dopo essere stati rinvenuti a palazzo Cesi, sede della procura militare di Roma, sono stati trasmessi alla procura di La Spezia.
Da allora sono stati necessari altri 10 anni per giungere all’istituzione del processo che si è concluso ieri.
Come non condividere le parole del sindaco di S.Anna laddove sostiene che “se avessero fatto in Italia sentenze simili anche per i fascisti e non solo per i nazisti l’Italia sarebbe stata diversa”?
Inoltre non possiamo dimenticare che sono almeno 15000 le vittime tra i civili e altrettante tra i militari assassinati dai reparti militari tedeschi e fascisti, e non soltanto dalle SS, che attendono ancora giustizia: Marzabotto, Fivizzano, San Pero, Farneta, Niccioleta, Cefalonia,e si poterbbe continuare a lungo, attendono ancora giustizia.
Le inchieste tuttora aperte sono circa una trentina ma le difficoltà che incontrano sono tali che difficilmente potranno giungere all’accertamento della verità; sono necessari mezzi, uomini e risorse che i nostri governanti evidentemente non hanno interesse a fornire.
Perché il Presidente delle Repubblica federale tedesca in visita di Stato a Marzabotto, ha qualificato come crimine contro l’umanità l’eccidio che in quella zona venne compiuto nei confronti dei civili dalle truppe tedesche ed ha chiesto scusa alle popolazioni italiane, ma nessuno in Italia ha sentito il dovere di chiedere scusa per la collaborazione che alle truppe tedesche anche in quella occasione fu prestata dalle truppe di Salò?
Ci sono ancora politici disposti ad indignarsi ad esempio per la mancata estradizione di Michael Seifert, cittadino canadese più conosciuto come il boia di Bolzano, condannato all’ergastolo il 24 novembre del 2000 dal tribunale militare di Verona perché gli erano state riconosciute le accuse di una lunga serie di omicidi, torture e stupri ai danni di prigionieri avvenuti tra il 1944 e la primavera del 1945 nel lager di Bolzano?
E infine quali interessi fanno sì che la commissione d’inchiesta parlamentare sull’Armadio della vergogna ( i famosi 695 fascicoli rinvenuti a Palazzo Cesi in un armadio protetto dalle grate e dalle ante rivolte verso il muro) versi in una situazione di immobilismo che non fa onore a un paese civile?
Si tratta di responsabilità gravissime, che fanno capo non soltanto a magistrati ed a uomini politici, ma anche alla grave latitanza della scuola e dell’informazione ed alle mistificazioni che vanno sotto il nome di revisionismo storico, ma che sono soltanto abuso politico delle categorie della storia per interessi di parte.
A tutti questi vorremmo ricordare le parole di Marc Bloch, storico francese, militante della Resistenza e fondatore delle Annales, che ci ha lasciato una profonda verità: “l’incomprensione del presente nasce dall’ignoranza del passato”.
Marco Piendibene
Stella David
Pietro Insolera