Niente da fare. Il fallimento de “Il Buono srl”, la società che aveva promosso l’iniziativa più conosciuta come “Terminal del Gusto”, si è rivelato un ennesimo schiaffo per l’economia civitavecchiese. Nessuna, infatti, delle aziende locali che vantavano crediti, ha avuto il minimo risarcimento. A distanza di quattro anni dall’accoglimento della richiesta di autofallimento da parte del Tribunale Fallimentare di Roma, neanche uno dei circa trecentomila euro fissati è entrato nelle casse delle aziende locali che in qualche modo avevano offerto i loro servizi alla società nata su iniziativa della Coldiretti e che aveva trovato ospitalità nei locali allestiti alla Calata Laurenti.
Come si ricorderà, nell’elenco dei creditori diretti de “Il Gusto srl” figuravano in particolare aziende che operano in ambito portuale, come la Medov, che doveva avere circa 60 mila euro, la Seport, creditrice per oltre 10 mila euro e la Pas, che vantava un credito di poco superiore agli 8 mila euro, oltre ad altre imprese che, fortunatamente per loro, avevano avuto un danno economico di lieve entità. A queste bisognava poi aggiungere quelle del settore edile che il credito per lavori eseguiti e mai pagati lo avevano nei confronti della Teknicos, ovvero l’impresa edile che, per conto de “Il Buono srl” aveva restaurato i vecchi magazzini del pesce e che stando a quanto definito dal Tribunale Fallimentare di Roma risultava creditrice per una somma complessiva vicina ai 300 mila euro. Due terzi di questi erano richiesti da alcune imprese civitavecchiesi, in particolare aziende edili ai quali la Teknicos aveva subappaltato alcune opere previste dall’operazione di restyling, oltre a fornitori di materiali edili, idraulici ed elettrici. Anche per loro, niente. Insomma, si è chiusa nel peggiore dei modi e purtroppo con l’ennesima beffa per Civitavecchia un’iniziativa che al momento dell’inaugurazione, avvenuta nel luglio 2015 con squilli di trombe, rulli di tamburi e presenze eccellenti a livello di istituzioni locali e non, veniva dipinta come l’ennesimo volano per lo sviluppo della città. Una città che, proprio per “volani” come quello del Terminal del Gusto, continua ad andare tristemente sempre più a fondo.
4 Comments
giovanni
Un esempio di come truffare la gente: ma come è possibile che una società vada avanti nell’attività se neanche ha pagato per i lavori per creare il posto di vendita ossia le prime spese.
A questo punto è da dire scemi a tutti quelli che sono venuti dopo che si sono fidati.
Con questi presupposti come pensiamo di rivoluzionare Civitavecchia con tutti i soldi che girano????????????????
Oscar
Vendetelo a Eataly
trump
a un privato?
ma che sei matto??
poi correrebbe il rischio di funzionare!!!!!
comunque ,mi ricordo,che l’accesso èra riservato ai soli croceristi (che comunque non hanno l’anello ar naso),per spolparli meglio.
Rufus TerraNera
Questo non lo sapevo. Ero molto curioso di sapere dell’esito di questa che poteva essere una bella iniziativa. Per creare una vera cultura dell’accoglienza a Civitavecchia ci sarà da lavorare ancora per anni.
Adesso cerco notizie sul “Welcome Center”, chissà che fine ha fatto