Sciopero. La sola parola ha sortito alla sinistra civitavecchiese l’effetto di un elettroshock al contrario. Così, alla vigilia dell’astensione dal lavoro in programma domani, che a livello nazionale riguarderà il trasporto pubblico locale, ma che in ambito cittadino abbraccerà anche i lavoratori del comparto portuale e di quello metalmeccanico, i vari segmenti, anche piccoli, della sinistra locale hanno avuto un contemporaneo sussulto.
“È arrivato il momento per i civitavecchiesi – proclama Potere al Popolo – di prendere in mano il loro destino. Portuali e metalmeccanici hanno deciso di unire le loro lotte e lo sciopero indetto da entrambe le categorie puó finalmente restituire forza ad un territorio troppo spesso visto come terra di conquista da speculatori privati e politici romani. La crisi di porto e centrali riguarda tutti. Riguarda il precario ed il disoccupato, perchè una città povera non potrà garantire lavoro e stabilità. È coinvolto il commerciante, perchè un aumento della disoccupazione porterebbe i negozi a svuotarsi. Il pendolare che torna da Roma, se vuole che il suo tempo libero sia di qualità, non deve permettere che la miseria dilaghi ed impoverisca la città in cui risiede. Coinvolge gli studenti, perchè loro è il futuro e perchè partire per trovare un lavoro adeguato ai propri studi deve essere una scelta e non un obbligo. Riguarda i pensionati, perchè il lavoro di una vita, quel lavoro che ha costruito e mantenuto la Civitavecchia dove vivono i nipoti, merita rispetto. Com’è ovvio che sia parteciperanno partiti, sindacati, rappresentanze istituzionali e vertici aziendali, ma l’unica forza che puó pretendere ed ottenere un futuro migliore per la nostra città è quella del Popolo civitavecchiese. Perchè sappiamo bene che la classe dirigente ha sbagliato, e molto, in passato, ma proprio per questo è finito il tempo di delegare soluzioni ad altri: solo se i civitavecchiesi, in massa, nei prossimi mesi, sapranno partecipare ed alzare la voce la nostra città avrà qualche speranza. Se riusciremo a rivendicare un futuro per tutti, dallo studente al lavoratore, dal pensionato al precario, senza lasciare indietro nessuno, non ci sarà politico o dirigente che potrà pensare al proprio tornaconto, nessuno potrà farsi corrompere, non senza che il controllo popolare li condanni a doversi vergognare di dirsi civitavecchiesi e di girare per le nostre strade. Quella dei prossimi mesi è una lotta che riguarda tutti noi e per vincere bisogna essere forti ed uniti. Enel e compagnie di navigazione sono molto potenti, per batterli ed ottenere il rispetto che Civitavecchia merita c’è bisogno di tutti noi! Si inizia il 24 Luglio, alle 9,30, davanti all’Autorità Portuale, per sostenere portuali e metalmeccanici che stanno rivendicando lavoro, sicurezza e salute per tutti noi. Vogliamo arrivare allo sciopero generale cittadino per far capire a tutti che non stiamo scherzando. Il piano di Enel di riconvertire Tvn a gas è ridicolo: non abbiamo bisogno di nuove fonti inquinanti, in più occupando poche decine di lavoratori. È il momento che Enel restituisca parte dei soldi che ha guadagnato con la nostra fatica e sulla nostra salute. Gli armatori non pensino neppure di presentare piani di autoproduzione: il lavoro Portuale è degli abitanti di Civitavecchia e non si tocca. Lo Stato italiano, dopo averci ignorato di fronte ai tumori provocati da carbone e crociere, deve tornare ad investire massicciamente nella nostra città! Vogliamo quindi un porto moderno e che restituisca ricchezza. Vogliamo ricerca sulle rinnovabili, dopo che i fossili hanno devastato la nostra salute. Vogliamo infrastrutture e lavoro da stato e regione, perchè Roma ha preso da noi Porto, energia, discariche e forza lavoro! Il futuro di Civitavecchia è in pericolo, ma la soluzione è nelle nostre mani. Il momento è ora, potremmo non avere un’altra possibilità. Divisi siamo niente, uniti siamo tutto!”.
“Noi stiamo con i metalmeccanici e i portuali – fa eco La Sinistra – e parteciperemo allo sciopero e alle iniziative di lotta che metteranno in campo. I lavoratori si uniscono e scendono in lotta perché sono i bersagli, le vittime destinate a pagare per primi la drammatica crisi economica e sociale che si è aperta nel territorio in conseguenza dell’esaurirsi della fase di “crescita” illusoria basata sulla servitù energetica, la privatizzazione del porto e la rapina delle risorse locali. La necessaria uscita dal carbone a TVN, programmata entro il 2025, è conseguenza del fallimento della politica energetica fossile su cui si è investito fino ad oggi mentre si affermavano e si diffondevano da tempo le tecnologie delle fonti rinnovabili, divenute ora mature e convenienti economicamente. Enel oggi, costretta ad abbandonare il carbone da cui ha tratto profitti miliardari a TVN per 15 anni, senza alcun confronto lascia sul posto centinaia di licenziamenti, una economia in caduta libera, un territorio devastato, danni alla salute e all’ambiente. Tutto questo è inaccettabile. Bisogna che il governo e le istituzioni stiano dalla parte della città, difendano il territorio, costringano Enel a dare risposte per individuare le alternative che garantiscano occupazione, risanamento ambientale e tutela della salute.
La situazione è drammatica e investe l’intera comunità del comprensorio. Siamo il distretto del Lazio con i più alti tassi di incidenza per tumori. Si taglia l’organico dei lavoratori elettrici; si impongono commesse per importi non superiori a 20.000 euro al mese alle ditte metalmeccaniche. Praticamente significa strozzare ditte che hanno minimo 40 addetti, per un totale di circa 460 persone, perché si eliminano le manutenzioni in centrale (coll’acquiescenza del Ministero), con tutto quello che significa rispetto alla sicurezza sul lavoro ( è di ieri la notizia di un altro incidente in centrale). Si riduce drasticamente la movimentazione del carbone e così si taglia il lavoro di 60 portuali. E siamo solo all’inizio della ristrutturazione che Enel ha in testa, su cui arrogantemente non si confronta con nessuno! Enel, invece, si deve assumere le proprie responsabilità. Deve attuare le manutenzioni, smantellare gli impianti obsoleti, bonificare i siti, farsi carico di un piano di investimenti ed impegni per assicurare il mantenimento dei livelli occupazionali in loco. Su questo abbiamo ascoltato dai rappresentanti sindacali accenti diversi dal passato, per una vertenza complessiva di salvaguardia del lavoro attraverso progetti di conversione economica ed energetica del territorio su cui rivendicare impegni del Governo, di Enel, di enti pubblici e privati. E’ arrivato il momento che a Civitavecchia venga riconosciuto l’importante ruolo strategico che ha avuto nella produzione energetica nazionale. E’ ora che la città diventi il modello più avanzato della riconversione ecologica, che, oltre al risanamento ambientale non più rinviabile, può essere il fattore moltiplicatore di nuova occupazione. Anche per il porto le tecnologie da rinnovabili sono mature. Già si è sperimentato e fatto ricerca sull’energia prodotta dal movimento delle maree, ma al dunque, qualcuno ha deciso che bisognava fermarsi. Che fine ha fatto il polo idrogeno? E l’elettrificazione delle banchine?”.
“Che sia una giornata di mobilitazione generale per Civitavecchia, a fianco dei lavoratori metalmeccanici, dei portuali, di tutti i cittadini vittime di un drammatico declino economico perpetrato da chi, cinicamente, ha sfruttato il territorio lasciando solo macerie – tuona infine l’associazione ‘A Gauche, di Lucia Bartoloini”. “La terribile trappola in cui un’intera città è stata trascinata – prosegue – quella del ricatto salute-lavoro, sta dando i suoi frutti più aspri: inquinati, ammalati e senza lavoro! Lo sgomento che si leggeva la scorsa settimana sui volti dei lavoratori raccolti intorno al tavolo della conferenza stampa organizzata da sindacati ed operatori, per denunciare il grave stato di crisi dei principali bacini di lavoro, Porto ed Enel, ha girato il coltello in una piaga già profonda che rischia di non più rimarginarsi. Ricordiamo tavoli simili, quando d’un colpo fu cancellato il servizio navigazione delle Ferrovie dello Stato; quando le scelte sullo scalo portuale eliminarono ogni fonte di attività produttiva che creasse lavoro qualificato: Civitavecchia è stata una fucina di mano d’opera d’eccellenza ed ascoltare oggi le parole dell’AD di Fincantieri che non riesce a trovare 6000 saldatori, aggiunge al danno la beffa in un territorio privato gradualmente di ogni fonte di produzione di lavoro.
Un Porto privo di guida che non dà lavoro, Enel che procede indisturbata nei suoi progetti di conversione e riconversione, per nulla preoccupata di fare i conti con una città che tanto paga in termini di salute e aggressione ambientale, istituzioni assenti ed insufficienti: questa è la realtà con cui fare i conti non è più rimandabile.
Non è più il tempo delle chiacchiere e delle letterine, è il tempo della lotta. È il tempo di ristabilire rapporti di forza adeguati tra la comunità inquinata, disoccupata e stremata, e la pressione dei grossi poteri economici cui è stata lasciata completamente mano libera per perseguire i propri privati interessi. Nasca una nuova solidarietà per una grande vertenza Civitavecchia, che coniughi lavoro e salute.