Stanco, ma sereno. Nella sede di via Friuli a Campo dell’Oro, Clemente Longarini ha ufficializzato le dimissioni da segretario del Partito Democratico, spiegando però che resterà iscritto e dirigente del Pd con orgoglio. Una decisione non facile, ma secondo Longarini necessaria, perché con il voto delle elezioni comunali si è chiuso un ciclo e ora bisogna aprire una nuova fase che porterà al congresso, previsto per l’inizio del nuovo anno. Un percorso dunque lungo, durante il quale Longarini auspica che il partito si concentri sulle emergenze che deve affrontare la città, svolgendo al meglio il ruolo di opposizione in consiglio comunale ed evitando polemiche interne. VIDEO
“Sono stanco ma sereno perché penso di aver fatto il mio dovere per cercare di centrare la vittoria alle elezioni – ha esordito Longarini in conferenza stampa – dai primi seggi si era già capito che non avevamo sfondato. Con il voto si è chiuso un ciclo e ora bisogna aprire una nuova pagina senza però buttare a mare tutto, perché abbiamo commesso qualche errore ma abbiamo fatto anche cose positive”.
L’ex segretario ha quindi spiegato, ancora una volta, come il Pd è arrivato al voto. “Quella di Tidei è stata una scelta condivisa – ha ricordato Longarini – una scelta fatta attraverso le regole del partito e la contestualizzazione di come è finita la giunta. Ringrazio Tidei per essersi preso le responsabilità della sconfitta, ma la colpa è di tutti. Non ho rassegnato le dimissioni subito dopo la sconfitta elettorale perché avrebbe significato dimettermi per le pressioni di forze esterne al Pd, che quella notte si sono affrettate ad andare in tv a cantare vittoria ed attaccare Tidei. Avevo intuito che gli avvoltoi interni ed esterni avrebbero subito parlato, è il solito vizio della sinistra, quello di dividersi”.
È solo la prima di una serie di frecciate che Longarini ha scoccato all’indirizzo di compagni di partito e colleghi del centrosinistra. “Cosa festeggia Sel che è uscita dal consiglio comunale?”, si è chiesto l’ex segretario, che ha poi sottolineato come la coalizione guidata dal Pd abbia ottenuto un risultato non troppo lontano da quello precedente, 33% contro 34%, nonostante la composizione sia cambiata, così come è mutato l’elettorato, dato quest’ultimo su cui secondo Longarini bisogna riflettere.
Confermate le dimissioni, chiamati vicino a sé alcuni membri della segreteria (“che in questi mesi mi hanno supportato e sopportato”), fatta una serie di ringraziamenti, Longarini ha poi affrontato il discorso del futuro del Pd. “Deve iniziare un dibattito profondo che coinvolga tutti – ha dichiarato l’ex segretario – lasciando da parte le polemiche interne e pensando alle esigenze della città, ai problemi che deve affrontare, al ruolo di opposizione che il partito deve svolgere portando in consiglio proposte, soluzioni ai problemi. Da giovedì la direzione provinciale inizierà a discutere sul da farsi, considerando che quello di Civitavecchia non è l’unico caso che affronterà. Si apre la stagione congressuale, con i tempi che non saranno brevissimi ma non dovranno essere lunghissimi. Penso che si farà ad anno nuovo. Per il momento ci sono due strade, il commissariamento o il comitato di reggenza, ma sarà una scelta condivisa, non imposta da Roma”. Dalla capitale si attende anche un aiuto per preparare la fase congressuale (“bisogna aprire un tesseramento che rispetti il codice etico”), che si preannuncia non facile considerando le polemiche che già da alcuni giorni agitano il Pd.