Perdere il traffico auto, significherebbe decretare la fine del lavoro al porto. È il pensiero che circola alla Compagnia Portuale, dove si segue con preoccupazione l’evolversi della situazione dell’automotive, con Civitavecchia che deve fare i conti con la concorrenza di Gioia Tauro. Un settore, quello del traffico auto, su cui la Cpc ha puntato molto, tanto che il primo aprile insieme alla Cilp ha firmato 60 nuovi contratti a tempo determinato. Per questo la Compagnia lancia un appello all’Autorità Portuale ed alla politica affinché si difende l’automotive.
“Siamo preoccupati – spiega Luciani – perché secondo il Sole 24 Ore ad aspettare il primo treno da Melfi c’era l’assessore regionale ai trasporti e quindi c’è un disegno politico su Gioia Tauro. Le rassicurazioni che arrivano da Grimaldi bastano, in parte. Dall’altra parte ci vorrebbe la politica, una politica che invece si è più preoccupata di far si che all’Autorità Portuale arrivassero persone che non sanno neanche che l’acqua è salata. Noi stiamo senza politica, abbiamo detto a Di Majo quelle che sono le carenze e gli abbiamo detto che se il vecchio presidente Monti era riuscito a catturare questo traffico delle auto, oggi il rischio di perderlo è veramente alto, e se perdiamo quello possiamo anche mettere la fettuccia, chiuso per lutto. Perché è finita, è finita proprio la città, non c’è più niente. Per attarre e mantenere questo traffico, bisogna operare su quello che è interessante per l’armatore: gli spazi, quindi sfruttare le potenzialità dei terreni di Privilege. Togliamo la concessione e sfruttiamola per un l’automotive, una questione che finalmente è diventata civitavecchiese”.