Prime reazioni alla sospensione dei lavori alla Marina imposta dalla Sovrintendenza regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici. Nello specifico a parlare è l’opposizione, che critica duramente l’amministrazione comunale e l’assessore alle Opere Pubbliche Enrico Zappacosta, che ieri aveva minimizzato sul provvedimento.
Il consigliere comunale dei Verdi, Alessandro Manuedda, si dice soddisfatto dello stop al cantiere, ma sottolinea anche il ritardo del provvedimento rispetto alla diffida inoltrata il 3 luglio 2009, ben prima dell’inizio dei lavori, dagli allora consiglieri d’opposizione. “Sconsiglio vivamente ai diretti interessati – afferma Manuedda – di applicarsi nella disciplina sportiva, già ammirata troppe volte in campo urbanistico, dell’arrampicata sugli specchi, chiedendo autorizzazioni postume o spacciando la realizzazione dei negozi come una nuova opera. Infatti, le modifiche apportate in maniera illegittima dalla giunta Moscherini al progetto approvato nel 2005 hanno comportato già da tempo, come tutti hanno visto, la realizzazione di nuovi volumi in contrasto con il Piano Regolatore e, soprattutto per quello che qui interessa, in assenza di autorizzazione paesaggistica, una violazione quest’ultima che non può, per legge, essere oggetto di sanatoria e che comporta la demolizione dell’abuso. Mi auguro quindi che la Soprintendenza vada fino in fondo senza lasciarsi ingannare dalle ridicole giustificazioni che, ovviamente, arriveranno dal Pincio e che si proceda con l’eliminazione di quello scempio realizzato nel cuore della città. Alle autorità competenti spetta individuare le responsabilità di quanto accaduto. Da un punto di vista politico, per l’arroganza e per le dimensioni dell’intervento – conclude Manuedda – le dimissioni del sindaco sarebbero un atto necessario e urgente”.
È Enrico Zappacosta, invece, l’obiettivo di Marietta Tidei. Secondo il consigliere comunale del Partito Democratico, l’assessore non può fornire spiegazioni superficiali e dovrebbe dimettersi, considerando che l’opera è costata circa 6 milioni di euro. “L’amministrazione – dichiara Tidei – doveva garantire la regolarità assoluta dell’intero procedimento. Come al solito invece si è preferito non attenersi scrupolosamente a quanto previsto dalla normativa e realizzare un progetto sostanzialmente difforme da quello che aveva ottenuto le autorizzazioni. Da anni l’opposizione sostiene che si doveva procedere in maniera diversa e che le norme andavano rispettate proprio al fine di evitare il blocco dei lavori da parte di qualche Ente deputato a vigilare. Civitavecchia è diventata la città dei sequestri dei cantieri, delle opere bloccate, delle promesse mancate e dei soldi buttati al vento grazie alla superficialità e alla cialtroneria di un’amministrazione che ormai non sa più che pesci prendere. Volendo poi entrare nel merito del progetto – continua il consigliere comunale del Pd – si potrebbe dire che a fronte di circa 6 milioni di euro la modifica ha comportato un abbassamento della qualità dei materiali si è passati infatti da camminamenti in legno di tek e pietra pregiata a banali betonelle in conglomerato di cemento ma il costo è rimasto lo stesso. Sull’opera grava ancora la questione dei locali da adibire a negozi, la cui realizzazione è comunque costata molto e sulla quale si potrebbe configurare l’ipotesi di abuso edilizio su area demaniale. Trattandosi dell’opera più importante alla quale l’amministrazione sta lavorando in questo momento, finanziata tra l’altro grazie a fondi reperiti da un’altra giunta, e viste le promesse totalmente disattese – conclude Tidei – l’assessore dovrebbe dimettersi senza continuare a raccontare storie alle quali non crede più nessuno”.
Di tutt’altro tenore l’intervento de La Destra. “Siamo alle comiche finali – si legge nella nota diramata dal direttivo del partito – un’opera pubblica quasi ultimata viene fermata per mancanza di comunicazione tra l’assessorato ai Lavori Pubblici e la Sovrintendenza ai Beni Culturali, oltre tutto nella nuova variazione ci sarebbe uno sfruttamento volumetrico inferiore. Non crediamo che qualcuno abbia il gusto dell’orrido e preferisca la Marina come era prima, ma è il classico male burocratico che porta a sapere quando un’opera inizia ma non si sa quando finisce. Speriamo che questa complicanza venga risolta prima possibile – conclude La Destra – e si porti a termine la Marina”.