“Allo stato attuale, non sono previsti sbarchi di migranti nel porto di Civitavecchia”. E’ quanto ha precisato in una nota diffusa nella tarda serata di ieri la Prefettura di Roma dopo che il sindaco Cozzolino, e con lui gran parte delle forze politiche cittadine, aveva detto che la città non è nelle condizioni per essere un hotspot. Nella nota diramata ieri sera, la Prefettura spiega che le misure organizzative in corso di programmazione hanno il solo scopo di approntare responsabilmente un sistema di accoglienza efficace, nell’eventualità che tale circostanza si verifichi.
Insomma, dagli uffici capitolini di via IV Novembre fanno intendere che il sopralluogo di ieri mattina al porto, successivo all’incontro svoltosi il giorno precedente, non indicava l’imminente arrivo di navi delle organizzazioni non governative che soccorrono migranti. L’ipotesi Civitavecchia, sembra di capire, è venuta fuori di fronte all’ondata di incendi che hanno interessato e stanno interessando il meridione e che potrebbero rendere impossibile l’attracco di navi nei porti siciliani, calabresi e pugliesi sui quali si sta concentrando l’arrivo delle navi che soccorrono i disperati del Mediterraneo. Una scelta, quella di Civitavecchia, contestata dal sindaco Cozzolino e da gran parte delle forze politiche sociali. E le contestazioni in sede locale hanno avuto ampia eco sulla stampa e sulle televisioni nazionali. Contestazioni, c’è da dire, che appaiono più che legittime. Il porto di Civitavecchia, per ciò che ormai rappresenta soprattutto nella stagione estiva, ovvero un punto di approdo per centinaia di migliaia di turisti e crocieristi, mal si presterebbe a diventare anche il punto dove vengono fatti confluire i migranti che devono essere assistiti, identificati e trasportati altrove. Obbiettivamente, l’immagine dello scalo marittimo ne risulterebbe danneggiata. Peraltro, come spiegato nel nostro servizio di ieri, la scelta dellle banchine 27 e 28 dove potrebbero eventualmente attraccare le navi delle ONG, appare oltremodo incomprensibile, essendo gli approdi dove insiste l’unico traffico commerciale non in crisi del porto, ovvero quello delle autovetture nuove.