Niente sciopero, mercoledì prossimo, da parte dei dipendenti dell’Autorità di Sistema Portuale di Civitavecchia. L’annunciata verifica della possibilità di una conciliazione tra le parti, andata in scena ieri mattina a Molo Vespucci, ha dato esito positivo e quindi quello che doveva essere il primo sciopero della storia dei dipendenti contro i vertici dell’ente non andrà in scena. Sui contenuti del confronto tra il segretario generale dell’Authority, Roberta Macii, ed i rappresentanti delle organizzazioni sindacali non è stata emanata alcuna nota ufficiale.
I bene informati parlano di un confronto nel corso del quale il segretario generale, che ha tra i suoi compiti prioritari proprio quello relativo alla gestione del personale, ha fornito importanti rassicurazioni ai sindacati. Due erano le questioni sollevate dalle organizzazioni sindacali: la prima riguardava le preoccupazioni per un futuro sempre più incerto dello scalo marittimo a fronte della perdurante diminuzione dei traffici. Il secondo riguardava invece la situazione di stallo determinatasi nella riorganizzazione degli uffici, che renderebbe poco efficace e spesso schizofrenica l’azione amministrativa. Come si ricorderà, al momento della proclamazione dello sciopero, Filt Cgil, Fit Cisl e Uiltrasporti avevano parla di un porto in crisi e, soprattutto di un ente senza strategia. Come detto, su entrambe le questioni il segretario generale ha fornito garanzie che devono evidentemente aver convinto i rappresentanti delle organizzazioni sindacali. Sindacati che, nel frattempo, hanno fissato per martedì prossimo un’assemblea del personale e concordato che all’incontro di ieri ne seguirà un altro con il presidente dell’Authority, Francesco Maria di Majo. Nessuna parola sul problema dell’eccessivo peso del costo del personale nel bilancio dell’ente, evidenziata dalle ispezioni ministeriali e dalla Corte dei Conti e diventata un caso nazionale dopo la pubblicazione di alcuni articoli sulla stampa specializzata del settore. Ma di quel problema si tornerà a parlare. C’è da starne certi.