“Il sondaggio come surroga del dibattito politico proprio ci mancava: avvilente per chi lo propone, per chi si presta, per Civitavecchia. In una città dove insistono i più alti livelli di disoccupazione, in misura quasi pari ai più alti livelli di inquinamento; in una città espropriata di tutte le proprie risorse, da quelle naturali di una splendida costa sottratta ai cittadini, a quelle economiche di un porto ridotto a improduttivo feudo privato; in una città quotidianamente mortificata nelle proprie radici e nella propria storia, la sintesi di un progetto politico ed amministrativo credibile non può trovare sbocco in sistemi da televendita”.
“I cittadini hanno già espresso la loro forte volontà di cambiamento, cadendo dalla padella nella brace della insipienza a cinquestelle, ma comunque mandando un segnale forte che non può più essere ignorato.
L’emergenza democratica in cui è precipitato l’intero paese non rappresenta un semplice incidente di percorso, ma è frutto di un consenso purtroppo diffuso verso un populismo sempre più delirante, in cui intere masse hanno riversato la propria rabbia per i diritti negati, per i quali i vari governi di centrosinistra che si sono succeduti ricoprono dirette e totali responsabilità: dalla riforma Fornero, al Jobs act, alla politica di Minniti sull’immigrazione che ha aperto la strada alla gestione razzista di Salvini, alimentando la guerra tra poveri; non dimenticando il referendum del 4 dicembre con cui hanno tentato di smantellare la Costituzione.
In un simile quadro è ragionevolmente impensabile una mera restaurazione del quadro politico precedente al 4 marzo, nel Paese, in Europa, come in città.
La gravità del momento che stiamo attraversando richiede uno sforzo di costruzione politica, una PROPOSTA che superi il concetto di unità della Sinistra come scatola vuota, buona per tutte le scadenze elettorali e, visti i risultati, manco più per quelle.
Partendo dal presupposto che chi ha costituito il problema non può in alcun caso rappresentarne la soluzione, una proposta di Sinistra deve inevitabilmente configurarsi come alternativa al PD ed al centrosinistra, in tutte le sue articolazioni: ivi compreso l’uomo della provvidenza Zingaretti, il cui indirizzo politico è stato SEMPRE perfettamente allineato alle pessime politiche renziane, presidente di una Regione che governa solo grazie ad un patto d’aula che rappresenta la massima espressione del trasversalismo politico di berlusconiana memoria.
Il messaggio è dunque alla Sinistra e, nel caso specifico, alla Sinistra civitavecchiese, nella convinzione che un progetto che sappia riconquistare credibilità passa necessariamente per una Politica che non sia quella dei sondaggi per simpatia, o degli accordi di “vertice” presi a “tavolino”, o delle prove muscolari.
La sfida reale consiste nel riuscire a riattivare le coscienze, attraverso una grande mobilitazione cittadina che restituisca fiducia nella possibilità di ribaltare i rapporti di forza con le varie potenze economiche cui, nel tempo, è stato consentito di abusare del territorio lasciando solo cocci; segnando una netta discontinuità con l’accondiscendenza dei governi sia di centrodestra che di centrosinistra che si sono succeduti nel tempo, oggi perpetrata dall’amministrazione cinquestelle.
Un punto di partenza fondamentale, il LAVORO:
– all’ENEL va imposta una linea di salvaguardia dell’occupazione diretta e dell’indotto, ribadendo la richiesta di smantellamento del carbone prima dei tempi che ha unilateralmente previsto e che ogni piano di riconversione dovrà essere frutto di una concertazione con la città, in termini di compatibilità ambientale e di ricaduta occupazionale;
– il PORTO dovrà tornare ad essere motore pulsante della città, in una rinnovata sinergia che può passare solo attraverso la cancellazione di inutili signoraggi e rendite di posizione, inducendo l’Autorità Portuale ad operare scelte programmatiche che vadano nella direzione di riattivare occasioni di lavoro qualificato e stabile;
– l’ex ITALCEMENTI deve essere oggetto di un piano di messa in sicurezza ad opera della proprietà e l’intera area restituita alla città per riqualificarla come sede di archeologia industriale, per ospitare piani di formazione e culturali.
Una piattaforma su cui lanciare da subito una giornata di grande mobilitazione, perché la sintesi politica di una nuova stagione di Democrazia e di Diritti sia realizzata direttamente con i cittadini, non dai sondaggisti.
Sulla costruzione di questa alternativa, siamo chiamati a misurarci come sinistra antiliberista ed anticapitalista, con autonomia e coerenza, al primo come all’eventuale secondo turno dell’appuntamento amministrativo che ci attende.
Altrimenti il rischio è di rimanere relegati nel ruolo di altra faccia della stessa medaglia di un fallimentare centrosinistra, destinati all’estinzione”.
Lucia Bartolini – Associazione ‘A GAUCHE