Nella discussione relativa all’Italcementi, il vicesindaco Luciani ha giustamente evidenziato la necessità che Civitavecchia possa raggiungere le caratteristiche di una smart city. Il termine è da intendersi nel duplice significato di città intelligente in quanto caratterizzata da “processi” di vita urbana intelligenti, ma anche luogo in cui le intelligenze hanno sede, si relazionano e lavorano.
Ovvio che a Civitavecchia il processo non solo è agli inizi, forse nemmeno in nuce, però è necessario comprendere che le città intelligenti si basano su un’ottica di sistema, sviluppano relazioni tra città e periferia, a partire in particolare dal potenziamento dei propri centri storici.
Questo è ancora più evidente se si tiene conto che i settori del commercio, del turismo e dei trasporti hanno le città, intelligenti o meno, come punto di riferimento.
Credo pertanto che se si vuole parlare di smart city sia necessario pensarla anche a misura di impresa. Ricordo che a Civitavecchia le imprese del terziario e dei servizi danno lavoro a oltre il 60% della popolazione e che negli ultimi tempi hanno ancora più aumentato la loro incidenza nella costruzione del prodotto interno della nostra città.
Una smart city dotata di servizi logistici e infrastrutture – quale Civitavecchia ambisce a diventare, stando alle dichiarazioni dei politici – dovrebbe dare alle imprese un plus di competitività e favorirne la crescita e lo sviluppo.
Lo sviluppo delle imprese è un volano di crescita.
Se a ciò si aggiungono i dati di “risposte turismo” che verranno presentati al prossimo Italian Cruise day, che vedono Civitavecchia al primo posto tra i porti italiani per numero di passeggeri movimentati – circa 2,5 milioni (+4,2%) – credo sia necessario pensare ad una città intelligente nel senso di integrata con il porto (struttura già di per sé all’avanguardia), ad alta vocazione turistica, che dal turismo sappia ricavare il suo rilancio, la sua crescita, la sua competitività economica.
Tullio Nunzi