L’appello all’unità sembra destinato a cadere ormai nel vuoto. Sarà stato il finale burrascoso del tesseramento, saranno la frammentazione e la mutevolezza delle varie aree, fatto sta che il Pd si avvia ad un congresso all’insegna delle divisioni. Questo è il segnale emerso dalla riunione del partito, che si è svolta ieri sera in un clima non proprio serena.
Nessuna tensione come la scorsa settimana davanti alla porta della sede di via Friuli per le iscrizioni, ma comunque diversità di pensiero che rischiano di aver tracciato un solco tra le varie componenti del Partito Democratico. Il nome che avrebbe dovuto unire le aree del Pd, alla fine le ha divise. È quello di Dario Bertolo, membro della segreteria guidata al momento da Enrico Leopardo. Tesoriere del circolo, piace al tandem Fabrizio Barbaranelli – Valentino Carluccio, interessa alla new entry del Polo Democratico, che viaggia sull’asse Mirko Mecozzi – Claudia Feuli, mentre non entusiasma il gruppo Pietro Tidei, da cui non è arrivata una bocciatura, ma nemmeno un’apertura. In sostanza il classico “ni”, accompagnato, spinto dalle voci di corridoi, dalla proposta alternativa di Valerio Mori, che torna al centro della scena dopo le polemiche del 2014, quando la sua candidatura creò scompiglio nel Pd, a tal punto che Tidei parlò di un assalto del Fronte del Porto al Partito Democratico. Da allora sono passati 3 anni ed evidentemente Mori non viene più visto come un nemico interno, ma come una risorsa, come il possibile successore di Enrico Leopardo alla guida del Pd. Diverse, quindi, le ipotesi sul tavolo, per un congresso destinato a segnare nuove divisioni nel partito, in cui non bisogna dimenticare, e sottovalutare, il ruolo di Stefano Giannini, area Orlando, contatti diretti con gli ex di Sel e non ancora apertamente schierato nella corsa alla guida di un partito che la prossima settimana sarà chiamato a decidere il nuovo segretario, passaggio tanto importante quanto delicato in vista dei prossimi appuntamenti elettorali.