“Una estate come questa ci costringe a chiedere le sue dimissioni, una volta per tutte”. Non usano mezzi termini, il segretario del Pd, Enrico Leopardo, e Roberto Fiorentini, membro della segreteria dem, per chiedere all’assessore Vincenzo D’Antò, di lasciare la carica di responsabile cittadino della cultura. Una richiesta, quella formulata dai due dirigenti del Pd, che non prende solo a spunto un cartellone estivo definito praticamente ridicolo e umiliato rispetto a quello di paesi e paesini del comprensorio, ma anche dalla gestione della Cittadella della Musica e del Teatro Traiano.
“Forse lo avremmo dovuto capire da subito – esordiscono Leopardo e Fiorentini – che la Giunta a Cinque Stelle del Sindaco Cozzolino considerava la Cultura come una qualsiasi voce di spesa nel Bilancio comunale. Lo avremmo dovuto capire quando , come prima scelta presa dopo l’insediamento, il sindaco scelse di rinunciare alla Statua del Bacio ( Unconditional Surrender dell’artista americano Seward Johnson ), divenuta in poco tempo una dei simboli della nostra città. Pare che la scelta sia stata motivata ( la trasparenza non è molta , ecco perché ” pare” ) dal voler risparmiare 30.000 euro. Questa infatti sarebbe stata la somma necessaria per tenerla al centro della Piazza degli Eventi ( oggi Piazza della Vita). Rinunciare ad un simbolo , di prestigio internazionale, per una scelta economica non impossibile da sostenere , magari ricorrendo a sponsor, per un Comune che ha entrate per oltre 40 milioni di euro, appare, ancora oggi, una decisione davvero poco comprensibile. Da quel momento, però, tutte le altre scelte sono andate nella stessa direzione. Si è praticamente chiusa la Cittadella della Musica, per non dotarla di uno staff di direzione artistica che si occupasse della programmazione. Si è esternalizzato il Traiano , affidandone la direzione artistica all’ ATCL ( Associazione Teatrale fra i Comuni del Lazio), un ente privato riconosciuto dalla Regione Lazio e dal Ministero dei Beni Culturali, ma mantenendone la gestione ( e di conseguenza i costi), con l’unico vantaggio di non dover pagare un direttore artistico. Infine si è privatizzata anche l’Estate Civitavecchiese , organizzando un bando rivolto ai privati, cui è affidata l’organizzazione di tutto quanto , dagli eventi culturali fino ai fuochi d’artificio. Il risultato è stato quello di vedere stagioni , come quella attuale , in cui il nome di punta di tutti i pochissimi eventi estivi è quello della dimenticata starlette della dance italiana anni 90 Alexia. Chi organizza deve guadagnare , od almeno rientrare dei costi , e non può certo portare i Pooh o Francesco De Gregori. Eppure non dovrebbe essere difficile capire che una stagione estiva, ricca di iniziative di qualità, potrebbe essere uno straordinario strumento di promozione turistica , attirando alla nostra Marina decine di migliaia di persone da Roma e dai dintorni, se è vero che quest’anno Tolfarte ha toccato in tre giorni 50.000 presenze. Eppure non dovrebbe essere difficile capire che sulla cultura non si deve risparmiare, perché la cultura è il principale veicolo di crescita di una comunità. Eppure non dovrebbe essere difficile capire che dovrebbe preoccupare vedere il Traiano illanguidire , perdendo migliaia di biglietti ogni anno e la Cittadella utilizzata dieci o venti giorni l’anno per piccole iniziative di piccolo cabotaggio. Ma se la nostra città ha un D’Antò che si occupa di cultura e di turismo, non è difficile capire perché costui non riesca ad accorgersi di tutto questo ed anzi si faccia un vanto di qualche decina di migliaia di euro risparmiati, come ha scritto in un post di qualche giorno fa sul suo profilo Facebook, non accorgendosi neppure che i cittadini protestano, disertano queste discutibili iniziative, disdettano gli abbonamenti al teatro e, persino i piccoli centri limitrofi sembrano avere una vita culturale ben più ricca della nostra. Una estate come questa ci costringe a chiedere le sue dimissioni, una volta per tutte”.