Restano in bilico i 26 lavoratori di Port Mobility, quasi tutti del settore viabilità e impegnati nella nuova darsena traghetti per i quali, il 26 settembre scorso, la società ha annunciato il licenziamento. Un nuovo incontro con le organizzazioni sindacali, svoltosi ieri pomeriggio, non ha portato ad alcun passo in avanti nella trattativa. Dopo alcune ore di dura contrapposizione, le parti hanno deciso di rinviare la riunione a martedì prossimo.
A quanto pare, la società non ha alcuna intenzione di recedere dalla sua decisione. Avrebbe comunque proposto ai sindacati una modifica contrattuale per i 26 dipendenti, che da tempo indeterminato passerebbero a tempo determinato con un utilizzo legato alla sola stagione estiva. Una proposta, quella avanzata dalla Società di Interesse Generale, che ha trovato la ferma opposizione dei rappresentanti sindacali, fermamente contrari ad una precarizzazione dei rapporti di lavoro. In un contesto di duro confronto tra le parti, suona sinistro il silenzio dell’Autorità Portuale che potrebbe essere arbitro in una vertenza che vede a rischio numerosi posti di lavoro nel comparto. E’ anche vero che Molo Vespucci, finora sempre silente sulla vicenda, si trova in una situazione di assoluto imbarazzo, essendo tornata ad essere da un anno azionista della Port Mobility dopo aver riacquisito il 5% delle quote. Peraltro, la vicenda fa sorgere più di un interrogativo. Il primo riguarda proprio la possibilità, per una società di interesse generale, di poter tranquillamente licenziare avendo dalla sua una concessione ottenuta da un ente pubblico, peraltro socio, senza che sia stata svolta alcuna gara e quindi al sicuro da ogni forma di concorrenza. Il secondo, da verificare, riguarda poi situazioni tutte interne alla società. Circola voce, infatti, che qualche mese prima di annunciare i 26 licenziamenti, i massimi esponenti di Port Mobility abbiano deliberato un robusto aumento delle proprie spettanze. In ultimo, una considerazione che riguarda Civitavecchia. In un momento nel quale, nell’ambito cosiddetto industriale, ci si trova a fare i conti con le pesanti conseguenze della chiusura di Torre Valdaliga Nord, si profila un altro pesante schiaffo occupazionale. Oltretutto in un settore, quello portuale, che per tanti dovrebbe rappresentare il presente e il futuro dell’economia cittadina.