La classica goccia che ha fatto traboccare il vaso, quella relativa all’aumento della sovrattassa sulle merci imbarcate e sbarcate al porto di Civitavecchia. Il vaso di Pandora rappresentato, secondo la Cgil, da una gestione assolutamente fallimentare, mascherata da “articoli autocelebranti che compaiono qua e là sulla stampa”. E proprio il sindacato più rappresentativo, attraverso il responsabile della Filt Porti di Roma e del Lazio, Alessandro Borgioni, boccia senza appello l’operato dell’attuale management dell’Autorità Portuale, che vede al vertice Pino Musolino.
Nel merito dell’aumento della sovrattassa, per Borgioni “le preoccupazioni espresse dalle imprese sono assolutamente condivisibili e solo una spiccata miopia al limite della cecità non fa comprendere fino in fondo i possibili effetti depressevi della misura, questo anche in considerazione della incredibile scelta iniziale di dare priorità, tra le opere finanziabili dal Pnrr, all’apertura a sud, a fronte del completamento dell’antemurale, prevista dal secondo lotto delle opere strategiche, scelta su cui in molti hanno espresso delle perplessità e su cui andrebbero indagate volontà e motivazioni”. Per il dirigente della Filt Cgil, la necessità espressa di aumentare la sovrattassa sulle merci nasce dall’incapacità di autofinanziamento dell’Authority, conseguenza dei bassi volumi sviluppati dal porto di Civitavecchia, dove il traffico commerciale è per oltre il 50% dipendente dalla tonnellate di carbone scaricate dalla centrale Enel, peraltro in prevedibile calo dal prossimo anno con chiusura prevista al 2025. “Il porto di Civitavecchia – incalza Borgioni – non riesce ad avere uno sviluppo commerciale adeguato alle potenzialità che potrebbe esprimere e con nostro profondo rammarico gli oltre 2 anni di gestione del presidente Musolino nulla hanno portato di nuovo, se non un dorato isolamento nella torre di avorio di molo Vespucci, né, tantomeno, possiamo considerare sufficienti le opere cantierizzate frutto di progettazioni passate e che tutti i precedenti presidenti nei limiti delle loro possibilità hanno in quota parte fatto”. Secondo il dirigente sindacale, poi, la decisione di finanziare l’antemurale con nuovo debito e l’aumento della sovrattassa potrebbe pesare in maniera importante sul bilancio dell’ente, già oggi in sofferenza, con previsioni poco confortanti sulla continuità del carbone e soprattutto non avendo al momento una prospettiva di nuovi traffici sostitutivi di pari importanza. “Il combinato disposto tra le difficoltà di bilancio e le tariffe fuori mercato del porto – aggiunge Borgioni – temiamo possano generare un effetto negativo sul mondo del lavoro portuale e mettere a rischio quella sana e robusta occupazione che, dopo il buio del periodo pandemico, avevamo cominciato a recuperare”. Per la Filt Cgil, infine, sono inaccettabili il totale silenzio e l’assenza delle istituzioni di prossimità, Comune e Regione, nelle loro espressioni più autorevoli, che già con la loro presenza all’interno del comitato di gestione, avrebbero potuto, quantomeno, fermare il provvedimento e fare delle riflessioni sulle conseguenze degli atti in decisione. E poi l’affondo conclusivo, che appare quasi come una richiesta di commissariamento. “Vista l’importanza che riveste il sistema portuale del Lazio e che potrebbe ancora più rivestire nel futuro dell’economia e dello sviluppo del territorio – conclude Borgioni – pensiamo sia giunto il momento di istituire un tavolo permanente con il coinvolgimento di tutti gli stakeholder del porto e le istituzioni, nel quale si evitino gli annunci roboanti e inconsistenti di questi ultimi anni e si lavori a testa bassa nell’interesse della comunità portuale e dell’intera regione”.
1 Comments
Michele
Finalmente una presa di posizione. E gli altri? Comune, Regioni, Associazioni imprenditoriali? Troppo presi da cosa?