“L’Europa dei porti: l’autoproduzione nella sfida tra il lavoro portuale e l’egemonia dei player del trasporto”. Era questo il tema del convegno al centro delle manifestazioni per il 122° anniversario della fondazione della Compagnia Portuale e che si è svolto ieri pomeriggio alla sala Ivano Poggi. Un convegno atteso, alla luce della straordinaria attualità dell’argomento, visto che sull’autoproduzione, ovvero sulla possibilità degli armatori di non utilizzare più i lavoratori portuali per le operazioni all’interno delle navi traghetto, è in atto un autentico braccio di ferro in tutti gli scali marittimi con tanto di ricorsi al Tar. Ricorsi che, al momento, vedono soccombere i portuali rispetto agli armatori.
E particolarmente atteso, al riguardo, era l’intervento del presidente dell’Autorità Portuale, perché proprio gli enti portuali sono chiamati in prima persona a dare le direttive sulla questione. Il Presidente Di Majo, nel suo intervento, ha fatto riferimento alla sentenza del Tar di Sicilia, che ha definito il rizzaggio e derizzaggio nei traghetti “servizi portuali”, che possono quindi essere effettuati dal personale di bordo e non “operazioni portuali” come, invece, vengono definiti dal regolamento vigente a Civitavecchia. E la distinzione è fondamentale, visto che le operazioni portuali non possono essere effettuate dai marittimi, ma da personale specializzato come i portuali. Di Majo ha sottolineato che proprio nella specializzazione si gioca il futuro dei lavoratori portuali, a fronte anche del grande processo di automazione in atto negli scali marittimi di tutto il mondo. Per il massimo esponente di Molo Vespucci, riveste quindi una grande importanza il modello organizzativo, che deve essere il più possibile allineato all’evoluzione delle attività portuali. E in tal senso, le nuove disposizioni contenute nel cosiddetto “correttivo porti” possono dare un aiuto, perché danno proprio ai presidenti delle Authority la responsabilità di redigere il piano organico dei lavoratori portuali e il piano operativo di intervento dei lavoratori portuali. Al riguardo, Di Majo ha giudicato fondamentale un modello organizzativo di qualificazione professionale, così come l’integrazione dei lavoratori portuali con la logistica che si sta evolvendo velocemente. Per il presidente dell’Authority, la concorrenza è sui temi e i lavoratori portuali devono far parte di un ciclo logistico che si sta evolvendo con grande rapidità. In ultimo, Di Majo ha ulteriormente rassicurato i lavoratori portuali, sottolineando che a Civitavecchia non è stata seguita l’impostazione data invece a Palermo. “Siamo al servizio di tutti – ha concluso – e, anche attraverso l’organismo di partenariato, cercheremo di comprendere le diverse esigenze perché tutti possano lavorare nel migliore dei modi ed in armonia”. Nel corso del convegno, che ha visto la partecipazione di rappresentanti di altre compagnie portuali italiane, della giunta regionale e di imprese portuali locali, è stato proiettato sul video anche un saluto di Jordi Aragunde, segretario dell’IDC, il sindacato europeo dei lavoratori portuali. Aragunde ha sottolineato come l’Unione Europea abbia cambiato strategia, con attacchi nazione per nazione per dividere, come sta succedendo in Italia. Il massimo esponente sindacale europeo dei “camalli” ha fatto un appello all’unità, perché a suo giudizio proprio in quest’anno si deciderà il futuro del lavoro nei porti e preannunciato per novembre l’assemblea dell’organismo da lui presieduto.